Lunedì 29 Aprile 2024

Inter, Mourinho svela: “Triplete? Ecco come nacque, dissi che mi serviva...”

L’allenatore portoghese a coachesvoices: “Dopo l’eliminazione con lo United capii cosa mancava”

Jose Mourinho

Jose Mourinho

Milano, 7 novembre 2019 – Dietro a grandi successi ci sono riflessioni e analisi, e quando la strada intrapresa è quella giusta le vittorie arrivano. Jose Mourinho, allenatore del Triplete nerazzurro del 2010, ha svelato a coachesvoices.com dove è nato l’ultimo tassello che ha portato la squadra interista ad entrare nella storia. Alle spalle un ragionamento tecnico-tattico, partorito subito dopo l’eliminazione in Champions dell’anno prima contro il Manchester United.

ALZARE LA LINEA DI 20 METRI – La scintilla, come detto, nacque dall’esigenza di ridurre il gap in Champions League, la società aveva fissato nella vittoria in campionato e nel ritorno ad alti livelli di competizione in Europa gli obiettivi da raggiungere per il tecnico portoghese. Missione compiuta in Italia, mentre in Champions servirono degli aggiustamenti: “Nella prima stagione ho aspettato fino all’eliminazione contro lo United in Champions – ha affermato Mourinho – Lì mi sono incontrato con la società facendo presente cosa ci serviva, principalmente un difensore veloce, in grado di alzare la linea di 20 metri e pressare più in alto. Carvalho non era disponibile, allora il club fu bravissimo a prendere Lucio”.

QUALITA’ NEI PASSAGGI – Non solo difesa, alzato il baricentro, all’Inter sarebbe servita anche maggiore qualità in fase di possesso palla. Ecco un’altra chiave del Triplete: “Avevamo una squadra difensivamente fenomenale e ci serviva maggiore precisione nei passaggi. C’erano giocatori fantastici come Zanetti, Stankovic e Muntari, ma serviva più controllo e più dominio. Serviva qualcosa di diverso e abbiamo deciso di prendere Sneijder. Quella è stata la chiave per noi”.

MURO PSICOLOGICO – C’è anche l’aspetto mentale, perché l’Inter non vinceva la Champions da 50 anni e Mourinho ha dovuto lavorare anche su questo: “Il momento fondamentale forse è stato quello della vittoria Stamford Bridge contro il Chelsea, lì i tifosi hanno iniziato a crederci e anche la squadra ha avuto il clic di cui necessitava. Il muro psicologico ha iniziato a sgretolarsi”. L’ambizione ha fatto il resto: “Negli anni ’80 e ’90 i migliori giocatori venivano all’Inter ma poi i successi in Europa sono mancati. Vincere la Champions è stato fantastico, abbiamo partecipato con l’ambizione di vincere e una squadra incredibile ci ha permesso di realizzare un sogno”.