Lunedì 29 Aprile 2024

Bernardeschi: "A 16 anni ho rischiato di smettere. Alla Juve la vittoria è un'ossessione"

Il numero 33 bianconero si racconta ai microfoni di "The Players' Tribune: "Prima di entrare nella Primavera della Fiorentina mi trovarono un problema al cuore. Sono stati i mesi più difficili della mia vita"

Bernardeschi e Ronaldo

Bernardeschi e Ronaldo

Torino, 19 gennaio 2019 - Sabato mattina di lavoro per la Juventus, che al centro sportivo della Continassa ha proseguito nella preparazione in vista del Monday Night contro il Chievo Verona. Allenamento incentrato sulla tecnica e sulla tattica per i bianconeri, con il gruppo impegnato a provare i movimenti da replicare contro i gialloblù, contro i quali mancherà sicuramente Pjanic, squalificato dopo l'ammonizione rimediata in Supercoppa Italiana. Al suo posto toccherà a Emre Can, che dovrebbe essere affiancato da Matuidi e Khedira, viste le non perfette condizioni fisiche di Bentancur, che ha rimediato una contusione contro il Milan.

In attacco invece sarà nuovamente sfida fra Bernardeschi e Douglas Costa per affiancare Dybala e Cristiano Ronaldo. Il classe '94, decisivo nella gara d'andata con il gol risolutore nei minuti di recupero, è favorito dopo la panchina iniziale a Gedda. Intanto, l'ex Fiorentina è intervenuto ai microfoni di "The Players' Tribune", ai quali ha parlato della sua esperienza all'ombra della Mole e non solo. "Sono incredibilmente orgoglioso di essere alla Juventus. Questo club e la città di Torino sono diversi da quelli in cui ho giocato prima - sottolinea il numero 33 - Ogni clichè che ogni nuovo giocatore della Juve butta lì sulle vittorie e sulla cultura sportiva è proprio vero. Dall'allenatore al fisioterapista al personale della cucina ... tutti vogliono solo vincere. La vittoria è tutto. È un'ossessione. Ed è così anche per me adesso".

Prima di approdare in bianconero però Bernardeschi ha attraversato dei momenti difficili, specie da ragazzo. "Quando avevo 16 anni stavo per entrare nella Primavera della Fiorentina e durante un controllo fisico di routine il team medico mi trovò un problema. Svolsi degli accertamenti scoprendo che il mio cuore era allargato - ricorda - I dottori mi dissero di non sapere se sarei stato in grado di giocare ancora a calcio. Non ci potevo credere. Mi sono dovuto fermare per sei mesi e sono stati i sei mesi più difficili della mia vita. Vivevo da solo a Firenze e non avevo niente da fare. Alla fine, con alcuni cambiamenti dietetici e una medicina, riuscii a superare il problema. Questo momento mi ha reso sicuramente più consapevole della fragilità del mio viaggio, facendomi godere maggiormente i miei successi".