Mercoledì 1 Maggio 2024

Italia ancora in ritardo nell’adozione del cloud ibrido

Futuro / Le aziende ne riconoscono i vantaggi smart

smart working

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L’Hybrid cloud rappresenta un paradosso tutto italiano. Nonostante infatti la quasi totalità delle aziende del nostro paese riconosca il vantaggio degli ambienti IT ibridi, considerandoli più efficaci nella gestione di applicazioni e dati, l’Italia continua a faticare nel tenere il passo con l’adozione globale del multicloud ibrido. E quanto si evince dagli ultimi dati emersi dallo studio Enterprise Index di Nutanix, secondo i quali solamente il 17% delle infrastrutture IT italiane sfrutta le potenzialità del cloud ibrido. Nonostante questo ritardo nell’adozione del cloud ibrido, il report evidenzia anche un forte orientamento delle aziende italiane verso una strategia “cloud smart”. Infatti, addirittura il 96% ha confermato di aver adottato questa metodologia, preferendo l’ambiente cloud più adeguato ad ogni specifica applicazione: spesso applicazioni e dati trovano la loro collocazione nell’ambiente IT più adatto alle loro esigenze, sia che si tratti di un data center on premise, di un cloud pubblico o di una postazione periferica più piccola. Una strategia che risponde sia a ragioni di sicurezza, che a un insieme di priorità, come lo sviluppo più rapido e il miglior controllo dell’applicazione. D’altro canto, rivela l’indagine di Nutanix, gli investimenti a sostegno della strategia di IA, in Italia non rientrano fra le prime tre top priority. Sempre in tema di Intelligenza Artificiale, il 43% degli intervistati indica che l’esecuzione di applicazioni di intelligenza artificiale sulla loro attuale infrastruttura IT rappresenterà una sfida “significativa”. Per mitigare e superare questa sfida, le aziende stanno privilegiando la modernizzazione dell’IT e l’implementazione di infrastrutture edge, che permettono di accelerare l’elaborazione e l’accesso ai dati. Questo, a sua volta, può contribuire a migliorare la capacità di mettere in relazione i dati provenienti da più ambienti per fornire una migliore visibilità su dove risiedono i dati all’interno dei loro ecosistemi.