Mercoledì 24 Aprile 2024

Verso l’8 marzo. L’ingegnera-astronauta: "Porterò nello spazio la parità di genere"

Ilaria Cinelli, 38 anni, è impegnata in missioni “marziane“ simulate sulla Terra. "Le mie fonti di ispirazione sono Rita Levi Montalcini e i valori delle mie nonne. Ringrazio gli uomini che hanno creduto in me, ma c’è ancora discriminazione"

Ilaria Cinelli, 38 anni, ingegnera biomedica e astronauta “analoga“

Ilaria Cinelli, 38 anni, ingegnera biomedica e astronauta “analoga“

Montelupo Fiorentino (firenze) – È stata scelta come simbolo, accanto a professioniste italiane (da Michela Murgia, scomparsa nell’agosto scorso, a Emma Bonino passando per Giovanna Botteri) che testimoniano modi diversi di affermarsi, oltre i pregiudizi. Ilaria Cinelli, astronauta “analoga“ (cioè che simula in ogni suo aspetto sulla Terra una futura missione su un altro pianeta) di 38 anni impegnata in missioni ’marziane’ sparse in tutto il mondo, è uno dei 110 volti protagonisti della mostra "Straordinarie" allestita alla Fabbrica del Vapore di Milano. Partita da Montelupo Fiorentino per inseguire una carriera stellare, l’ingegnera biomedica toscana è un esempio per l’impegno nella diffusione della cultura del rispetto e dell’inclusione.

Quali donne l’hanno ispirata?

"Rita Levi Montalcini. E le mie nonne: mi hanno trasmesso valori come l’importanza della condivisione e la speranza".

Uomini dai quali prendere esempio per i diritti delle donne?

"Difficile. Posso dire che in Italia in tanti stanno supportando l’ingresso della donna in società. Li ringrazio. Ringrazio anche chi ha visto del talento in me. Chi mi ha fatto da mentore, essenzialmente uomini, riconoscendo la mia professionalità".

Quella per la gender equality è una battaglia che porta avanti da anni. Dovremo davvero andare a cercare la parità di genere su Marte?

"Possiamo conquistarla sulla Terra, è un tema a cui tutte le Nazioni arriveranno, ma con velocità diverse. C’è chi non è pronto ancora. Lo spazio, studiandolo, ti fa guardare avanti e oltre. Capire come si comportano gli equipaggi in missioni spaziali ti dà un’idea di quello che saranno le società del futuro, si spera a misura di donna".

Lei è anche mentore in un progetto delle Nazione Unite per ispirare altre donne che sognano lo spazio. Una minoranza?

"Sono rare le donne che si sono fatte strada nel mondo aerospaziale (nel corpo astronautico appena l’11%), io sono tra queste. In più sono europea, civile: tutto quello che sulla carta ostacolerebbe la carriera nel settore. Ho all’attivo otto missioni da comandante di simulazione della vita su Marte con la Mars Desert Research Station. Parto da condizioni oggettivamente penalizzanti. Perciò ritengo importante il mio ruolo: le donne hanno bisogno di altre donne che trasmettano fiducia nella possibilità di riuscire e di abbattere gli stereotipi".

È stata mai discriminata?

"Ho lavorato all’estero. Si immagini: una giovane donna di scienza, immigrata. Per questo poco attendibile. Intrappolata dai tabù".

Pensato di mollare?

"Ogni santo giorno. Ma c’è qualcosa di forte che mi fa desistere. Il mondo aerospaziale è tosto, nonostante premi e titoli accademici devi dimostrare ogni giorno di valere qualcosa".

C’è spazio nel suo settore per le donne?

"Uniformi e caschi sono prodotti su un modello maschile. Le tute vanno strette. Ci sono colleghe che hanno deciso di ‘sopprimere’ il ciclo mestruale per partire in missione. Ma non solo…."

Vada avanti…

"Nei dibattiti a cui partecipo in giro per il mondo, si vedono solo giacche e cravatte. Non è credibile non coinvolgere una figura femminile in una discussione che riguarda il pianeta Terra".

Si sente un’eccezione?

"Le donne Stem (science, technology, engineering and mathematics) contribuiscono a scoperte straordinarie eppure sono ancora sotto rappresentate. Sono rientrata dall’Egitto dove, in un incontro diplomatico in favore dell’empowerment femminile, ho portato la mia testimonianza proprio su questo tema".

Quale è lo stato dei diritti delle donne ora?

"C’è da lavorare tanto sull’integrazione tra uomo e donna, nella scienza e non solo. Viviamo varie forme di discriminazione, dal mancato riconoscimento delle skills, a stipendi inferiori rispetto ai colleghi. È importante incoraggiare le donne così come le minoranze in generale. C’è bisogno di un cambio di prospettiva. Giusto invogliare le bambine a seguire i propri obiettivi nel campo scientifico, ma è sul mondo degli adulti che bisogna fare la rivoluzione".

Essere donna lo ritiene un vantaggio?

"Sì. Dall’essere sottovalutata, mi sono aperta porte inimmaginabili. Le donne sono unite dalla voglia di emergere. Siamo qui per dire: sì, ci sono, valgo come individuo e professionista".