Mercoledì 8 Maggio 2024

ECCO IL MODENA

Il canarino è tornato e non vuole fermarsi

La miglior difesa è l’attacco, sul campo. Fuori, il miglior attacco sono le radici e l’identità. Il Modena che torna in serie B sei anni dopo, passando attraverso l’onta di un fallimento e tentativi di rinascita che sono stati completati solo con l’arrivo di Carlo Rivetti, il nuovo Modena che a molti tifosi ricorda la vecchia Longobarda, è una matricola solo tecnicamente.

Perché la cadetteria l’ha navigata a lungo in questo terzo millennio, toccando anche la serie A ai tempi del fantastico gruppo guidato da Gianni De Biasi e ribattezzato come la squadra allenata da Oronzo Canà. Lo spirito che si è respirato in questi mesi che hanno seguito la promozione, sotto la Ghirlandina, ricorda molto quello del biennio fantastico che portò i canarini (ai quali la nuova proprietà ha appena rifatto il look, nel senso del logo) alla doppia scalata, dalla C alla A.

Rivetti, presidente verace, mister Stone Island, frena a parole sulla possibilità di puntare subito ai piani alti della B, anche se da tifoso interista ha confidato che il suo sogno sarebbe avere un giorno Lautaro Martinez in gialloblù. Di sicuro è sulla potenza di fuoco in attacco che si è concentrato il mercato del ds Davide Vaira, se è vero che con l’arrivo di Davide Diaw dal Monza il reparto offensivo affidato alla guida di Attilio Tesser conta su cinque frecce. Due sono esperte della categoria e sicuramente vogliose di rilancio per motivi diversi, dall’ex Bologna e Sassuolo Falcinelli allo stesso Diaw che era in prestito a Vicenza ed è retrocesso. Gli altri sono Bonfanti, il bomber della stagione passata Minesso e Giovannini, jolly offensivo. E l’arrivo di Gargiulo è stato un altro colpo tecnico.

Fuori, il patron sta investendo non solo in iniziative che hanno risvegliato l’orgoglio dei tifosi (e nessuno dimenticherà il suo intervento al microfono dello stadio, il giorno della promozione, per invitare la marea che paltitava a bordo campo ad aspettare prima di fare invasione), ma anche in cose pratiche che renderanno il Modena un club all’altezza del terzo millennio. La rizollatura del campo curata da un’azienda che ha lavorato anche per il Real Madrid può sembrare un dettaglio, ma la cifra spesa per ammodernare uno stadio come il Braglia che nel 2002 era un gioiellino e da allora stava declinando di pari passo con le sorti sportive è un fatto concreto quanto può esserlo un milione di euro, la cifra che è servita.

In realtà la vera conquista del Modena non è quantificabile in punti, né in soldi. Il tifoso del Braglia ha trascorso anni difficili, mentre i vicini del Sassuolo, lontani per categoria fino a quando non è arrivato Squinzi, si accampavano stabilmente in serie A e mandavano giocatori a ripetizione in nazionale.

In fondo la vera vittoria di Rivetti, di Tesser e dei suoi ragazzi è quella di aver ridato la voce all’orgoglio della piazza. Aver eliminato i cugini in Coppa Italia è stato il primo passo.

d. r.