Venerdì 3 Maggio 2024

Cambiamento climatico e risorse idrologiche, ecco le risposte dell’ultimo rapporto IPCC

Il quadro / Il più recente lavoro del noto Gruppo Intergovernativo analizza quanto i fattori antropici abbiano cambiato il nostro rapporto con l’acqua

L’esondazione del Chao Praya a Singburi (Tailandia) ad ottobre 2021

L’esondazione del Chao Praya a Singburi (Tailandia) ad ottobre 2021

Gli effetti dell’intervento umano sul clima del pianeta Terra sono innegabili e ampiamente documentati. L’enorme accelerazione industriale e tecnologica della seconda metà del ventesimo secolo ha avuto particolare incidenza sul naturale evolversi degli ecosistemi, causando sensibile preoccupazione per le implicazioni economiche, sociali e geopolitiche che un ambiente climatico fuori controllo porta con sé. Ai fini di avere consapevolezza di questi fenomeni, le Nazioni Unite hanno istituito il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, meglio noto con l’acronimo inglese IPCC; compito principale di questo importante organo scientifico è la produzione di estensivi Rapporti volti a rappresentare al mondo intero il corrente stato del clima sul nostro pianeta. Nel corso del 2021 e del 2022 stanno venendo via via pubblicati i Rapporti speciali che complessivamente andranno a formare il Sesto Report IPCC, il rapporto di sintesi del quale è atteso nell’ottobre 2022. Anche solo da questo scenario scientifico parziale emerge chiaramente un tema in particolare: gli effetti del riscaldamento globale e del cambiamento climatico sul profilo idrologico degli ecosistemi. Ciò non riguarda solo la disponibilità d’acqua per le popolazioni, per quanto questo sia un punto critico nella gestione dell’ambiente naturale in quanto diritto umano protetto a livello internazionale; emerge soprattutto quanto la frequenza di disastri naturali causati dell’evoluzione dello scenario idrologico sia in costante aumento. Le alluvioni in particolare sono alla base di quasi 1/3 di tutte le perdite economiche causate da eventi climatici avversi: l’IPCC propone come casi chiave le gravissime alluvioni in Europa Centrale (specie in Germania) e nella provincia cinese dell’Hubei, la cui violenza non ha solo stravolto lo scenario naturale di queste regioni, ma ha anche prodotto una enorme sofferenza per le comunità ivi stanziate. A queste zone si aggiungono anche il Brasile, l’Australia e la costa statunitense sul Pacifico nordoccidentale, ad evidenziare quanto l’emergenza non conosca confini e abbia assunto negli ultimi due anni rilevanza assolutamente globale. Per quanto differenziate siano state queste vicende disastrose nel contesto territoriale e nelle conseguenze per le popolazioni, gli scienziati che hanno compilato il rapporto concordano su un punto: sono state sicuramente rese più probabili dal riscaldamento globale e dagli effetti sul clima delle attività umane. Questi effetti non sono soltanto legati alla maggiore incidenza e gravità delle alluvioni, ma anche a quella dei fenomeni di siccità, che possono avere effetti anche più disastrosi in termini di costi umani: basti pensare che, come sottolinea il rapporto, tra il 1970 e il 2019 gli eventi qualificabili come situazioni di siccità costituiscono solo il 7% del totale dei cosiddetti “estremi climatici”, ma si computa che abbiano causato addirittura il 34% delle morti accertate nelle popolazioni in essi coinvolte. Disastri naturali in aumento: il futuro dell’agricoltura Economia / Gli effetti nocivi degli eventi estremi sul settore primario Il riscaldamento globale e i cambiamenti del clima non sono solo pericolosi in una logica di prevenzione futura: hanno anche effetti terribili sulla realtà produttiva contemporanea, e nessuna regione del mondo ne è immune. In particolare, l’intero settore primario ne è pesantemente afflitto in quanto è un ambito produttivo interamente basato sullo sfruttamento delle risorse naturali ai fini di coltivazione, allevamento, silvicoltura, e simili. Chiaramente, sotto questo profilo la sempre maggiore incidenza della siccità causa particolare preoccupazione: secondo le proiezioni degli scienziati assunti dall’IPCC, a questo ritmo di surriscaldamento del globo gli eventi climatici definiti “siccità agricole estreme” aumenteranno molto sia in frequenza che in potenziale distruttivo. Nella sola area del Mediterraneo potrebbero addirittura raddoppiare anche rimanendo lungo la soglia dell’aumento di 1,5°C della temperatura del pianeta; bisogna sottolineare che questa è considerata la soglia più bassa di riscaldamento descritta dall’accordo di Parigi. Con un aumento di 2°C la disponibilità di risorse idriche potrebbe infatti ridursi molto significativamente per ben 3 miliardi di persone, con impatti devastanti in particolare per quelle aree del mondo in cui si deve fare affidamento sul rilascio d’acqua da parte di ghiacciai, di anno in anno sempre meno estesi HydroSOS, nasce il sistema globale per monitorare e prevenire la crisi idrica Ricerca / Le speranze della WMO riposte nel grande progetto internazionale L’Organizzazione Mondiale del Clima, conosciuta con la sigla inglese WMO, ha nel corso degli anni prestato particolare attenzione all’evolversi dello scenario idrologico globale. Uno dei più gravi problemi da questa incontrati fin dalla sua genesi è stata la sostanziale inesistenza di un sistema che consentisse di raccogliere i dati necessari alla verificazione lo stato delle risorse idriche del pianeta, un’esigenza indispensabile per assistere i vari governi nell’azione di conservazione e protezione degli ecosistemi. Per risolvere questa grave questione, la WMO ha creato HydroSOS grazie alla collaborazione con lo UK Centre for Ecology & Hydrology (UKCEH). Questo ambizioso sistema, il cui nome per esteso è Global Hydrological Status and Outlook System, ha la specifica funzione di produrre con regolarità e affidabilità precisi resoconti fattuali delle condizioni delle risorse idriche ovunque nel mondo, sia sotterranee che di superficie. Uno dei suoi compiti sarà quello di poter assistere nella formulazione di proiezioni su futuri eventi climatici che coinvolgano lo scenario idrologico, così da poterne valutare e se necessario prevenire evoluzioni avverse. Hydro SOS a questo fine sarà in costante comunicazione da un lato con i governi statali, dall’altro con imprese e società private coinvolte nel a gestione delle risorse idriche, il tutto avendo particolare attenzione ad assistere adeguatamente i Paesi meno sviluppati.