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Spondiloartrite, le donne ne soffrono di più

La professoressa Roberta Ramonda: «I dati evidenziano una forte disparità di genere, soprattutto nelle forme autoimmuni sistemiche»

21/11/2023 - di Gloria Ciabattoni

Come artriti e spondiloartriti incidono sulla qualità della vita? Ce ne parla la professoressa Roberta Ramonda (in foto), PhD, referente Rete Reumatologica Regione Veneto, delegato SIR Regione Veneto, direttrice Corso di Perfezionamento «Indagini strumentali e di laboratorio nelle artropatie», e responsabile scientifica del convegno «Donna e SpA (Spondiloartriti)», svoltosi a Padova lo scorso ottobre.

 

 

Professoressa, la differenze di genere influisce nell’insorgenza della patologia?
«Certamente. Molte malattie reumatologiche hanno una predisposizione legata al sesso. Per quanto riguarda le spondioartriti, la prevalenza nella donna sembra prediligere la forma pre-radiografica, rilevabile attraverso la risonanza magnetica in pazienti con età inferiore ai 40-45 anni con dolore lombare cronico infiammatorio di durata maggiore di 3 mesi».

 

Quindi la donna è maggiormente predisposta alle malattie reumatiche?
«Sì, se ne è parlato anche nel convegno «Donna e SpA (Spondiloartriti). I dati epidemiologici evidenziano una forte disparità di genere a favore del sesso femminile, soprattutto nelle forme autoimmuni sistemiche. Nell’artrite psoriasica vi è invece un rapporto più o meno equivalente tra i due sessi, mentre le spondiloartriti assiali, tra cui la spondilite anchilosante, sono più frequenti nel maschio. Ma la modalità di presentazione e di evoluzione della malattia sembrano più gravi nel sesso femminile, perché con maggior frequenza meno responsiva al trattamento. Nonostante le differenze di genere siano evidenti, i meccanismi fisiopatologici alla base della malattia non sono ancora
ben conosciuti, anche se hanno un ruolo importante la diversa regolazione del sistema immunitario, il differente effetto degli ormoni sessuali e l’esposizione a fattori ambientali diversi».

 

Quali i campanelli di allarme?
«Il dolore lombare cronico ad insorgenza notturna, con rigidità mattutina superiore ai 30 minuti, con una durata superiore ai 3 mesi, età di insorgenza sotto i 45 anni».

 

Viene compromessa la qualità della vita?
«Sì. Le donne nella loro esistenza nelle varie fasi della vita sperimentano il ciclo mestruale, il periodo della fertilità, la gravidanza, l’allattamento, la menopausa, che aggiungono complessità nelle interazioni con le varie malattie e con la risposta ai farmaci. In caso di patologie come le spondiloartriti, oltre alla disabilità fisica indotta dal dolore e dall’evoluzione della malattia, la donna può essere esposta anche ad aspetti con impatto psicologico a volte invalidante».

 

Quali?
«Depressione, ansia, stress, un’immagine negativa di sé che possono influire anche sulla sfera sessuale, sul rapporto con il partner, sulla riduzione del desiderio di rapporto anche dovuto al dolore, perché le malattie reumatologiche possono causare una perdita della mobilità muscoloscheletrico. Poi vi può essere il timore della gravidanza per paura di trasmettere la malattia al figlio o di non essere in grado di prendersene cura. Ci sono donne che provano imbarazzo a parlare di aspetti legati alla sessualità non solo con il partner, ma anche con il reumatologo e viceversa. Un altro aspetto molto importante che può riflettersi sul rapporto di coppia è la ridotta fertilità, talvolta l’infertilità spesso correlata all’attività della malattia, alla terapia farmacologica e alla compromissione della funzione sessuale. È essenziale quindi essere consapevoli degli effetti dei farmaci sul concepimento e sull’aspetto gestazionale».

 

I farmaci possono influire sulla fertilità?
«La ridotta fertilità, fra le altre cause, può essere associata al riscontro di auto-autoanticorpi contro il tessuto gonadico, per esempio nelle forme reumatologiche autoimmuni o dovute al trattamento con farmaci citotossici (immunosoppressori, citotossici, antinfiammatori non steroidei e dosaggi elevati di corticosteroidi). Farmaci sconsigliati, se una donna desidera una gravidanza e durante la gravidanza, sono: gli antinfiammatori non steroidei, i corticosteroidi con dosaggio giornaliero superiore a 7,5 mg, la ciclofosfamide, il metrotrexate, il micolefonlato. Invece i farmaci biotecnologici, in particolare gli anti- TNF, possono essere usati sia durante il concepimento che nei primi mesi di gravidanza, solamente il certoluzimab può essere impiegato per tutta la gravidanza e durante l’allattamento».

 

Altri accorgimenti?
«È importante suggerire alle nostre pazienti uno stile di vita sano: astensione dal fumo, dieta equilibrata, in particolare la dieta mediterranea ricca di acidi grassi insaturi, i polifenoli per le diverse proprietà benefiche antiossidanti e antiinfiammatorie. Anche il peso corporeo è importante: infatti il sovrappeso oltre all’effetto meccanico negativo sulle strutture articolari, è costituito da tessuto adiposo che non è un tessuto inerte, infatti gli adipociti, le cellule del tessuto grasso, producono numerose citochine con effetto infiammatorio. Inoltre viene consigliata l’ attività fisica, in particolare quella in acqua come il nuoto, ma anche il semplice movimento, per mantenere una buona mobilità articolare e aumentare il potenziamento muscolare».