La riabilitazione integra trattamenti farmacologici, esercizio fisico, alimentazione corretta e supporto psicologico
La riabilitazione cardiologica è un programma coordinato che aiuta a ritornare alla vita attiva dopo un infarto. L’angioplastica è quella procedura salvavita, accompagnata o meno dall’impianto dello stent, che mira a liberare le coronarie. Si parla spesso di prevenzione e di emodinamica nelle malattie di cuore, ma cosa succede poi, durante la convalescenza? La riabilitazione, come concetto, è una conquista relativamente recente, si integra coi trattamenti farmacologici e consiste in una combinazione di esercizi fisici, educazione ai sani stili di vita e supporto psicologico.
Assieme ai controlli, con elettrocardiogramma sotto sforzo o con altre indagini, tutti questi interventi sono pensati per prevenire ricadute, nuovi episodi di ischemia severa o infarto. «Una volta che il paziente torna a casa dopo un ricovero ospedaliero, quindi dopo le dimissioni dalla struttura per acuti inizia una fase di recupero di durata variabile a seconda dell’età e delle condizioni individuali», ha dichiarato Carla Signorelli, fisioterapista Aifi, società scientifica dell’Ordine dei Fisioterapisti. A questo punto fioccano gli interrogativi. Tornerò a lavorare come prima? Le fatiche potrebbero causarmi un secondo infarto? I rapporti sessuali sono ammessi?
«I percorsi riabilitativi, sempre seguiti da cardiologo, infermiere e fisioterapista – continua la dottoressa Signorelli – rispondono a queste domande, riconducono i pazienti alle loro attività quotidiane. L’attività fisica e gli altri accorgimenti, mantenuti anche una volta terminato il percorso riabilitativo, permetteranno di evitare complicanze e tollerare lo sforzo fisico in condizioni di sicurezza». Ripristinare una buona funzionalità del cuore è il primo traguardo. Gli esercizi devono consentire un ritorno graduale alla piena autonomia. In Italia tuttavia sono poche le strutture, pubbliche o private, in grado di offrire una degenza prolungata integrando nutrizionista, cardiologo, fisioterapista, con un occhio di riguardo anche alla psicologia del cardiopatico.
Esistono soluzioni intermedie che integrano palestra e ambulatorio, come il programma Abcardio, e che sono adatte sia ai convalescenti, sia a quanti desiderano fare prevenzione senza un ricovero alle spalle. «Dopo un infarto e dopo l’angioplastica coronarica – ha scritto il professor Antonio Colombo, cardiologo universitario – la riabilitazione è essenziale. Gli step corretti includono una valutazione accurata delle capacità residue del paziente, seguita da una combinazione di esercizio fisico, monitoraggio, con ritorno ai sani stili di vita e rimozione dei fattori di rischio».
«Questo lavoro – aggiunge da parte sua la dottoressa Emilia Privitera, fisioterapista Aifi-Arir – è indicato dopo ogni intervento cardiochirurgico, che sia bypass, sostituzione valvolare, come pure nei casi più complessi come un trapianto». La riabilitazione cardiologica deve contemplare una dieta bilanciata, smettere di fumare, controllo della pressione arteriosa e gestione dello stress. Inoltre, è necessario offrire supporto emotivo e psicologico per affrontare l’ansia e le preoccupazioni dopo un’esperienza che può rivelarsi traumatizzante. In questo senso svolgono un ruolo cruciale anche le numerose associazioni di volontariato che operano in Italia, riunite sotto il coordinamento di Conacuore, e che promuovono l’informazione in ambito cardiologico.