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Seno, la ricerca riduce il rischio recidiva

I nuovi farmaci inibitori, utilizzati nelle fasi iniziali della malattia, aggiungono una marcia in più al trattamento standard

19/06/2023 - di Alessandro Malpelo

Passi avanti nel trattamento del cancro al seno sono stati annunciati al meeting dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) di Chicago. Sotto i riflettori, in particolare, i cosiddetti inibitori dei CDK4/6, farmaci che aggiungono una marcia in più al trattamento standard. Fabio Puglisi, direttore del dipartimento oncologia medica di Aviano, ha commentato con favore, dagli Usa, i dati dello studio Natalee di Fase III. «Nel tumore della mammella allo stadio iniziale – ha spiegato il clinico – si potrà ora abbassare sensibilmente il rischio di recidiva, sempre incombente, con la terapia adiuvante. Aggiungendo ribociclib alla cura ormonale sarà possibile incrementare le guarigioni». Sono 20mila le donne italiane che potranno beneficiare di questa innovazione.

 

Per dovere di cronaca segnaliamo che nel carcinoma mammario allo stadio iniziale, positivo per i recettori ormonali e HER2 negativo, anche la somministrazione adiuvante di abemaciclib, in tandem con la terapia endocrina, ha ridotto il rischio recidiva, e i risultati anticipati all’Asco saranno illustrati, in Italia, in occasione di una conferenza ai primi di luglio. Nella lotta al tumore al seno positivo per i recettori ormonali e negativo per la proteina Her2 (la forma più comune) la ricerca ha dato i suoi frutti anche nelle forme con metastasi. Si profila una nuova opzione terapeutica con l’anticorpo coniugato sacituzumab govitecan. Lo studio Tropics-02 di Fase III, presentato all’Asco, mostra che il farmaco incrementa la sopravvivenza rispetto alla chemioterapia di confronto, nelle pazienti che hanno già ricevuto terapie endocrine e almeno due chemio.

 

Per Giuseppe Curigliano, direttore della divisione sviluppo terapie innovative all’Istituto Europeo di Oncologia, IEO, di Milano, «parliamo di un farmaco, sacituzumab, già disponibile in Italia, che può permettere alle pazienti di vivere più a lungo, e il suo potenziale nella lotta contro il cancro al seno rappresenta una significativa novità in oncologia». Tante altre notizie sono state lanciate a Chicago per quanto riguarda la ricerca scientifica rivolta all’universo femminile. «Nel 2022, in Italia, sono state stimate 55.700 nuove diagnosi di cancro del seno – afferma Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom) – di queste il 7% presenta metastasi all’esordio e circa il 20% le sviluppa nei cinque anni successivi alla diagnosi».

 

Gli specialisti chiedono ora alle istituzioni un salto di qualità, inserimento nei livelli essenziali di assistenza (Lea) dei test genomici e una distribuzione di questi esami in modo omogeneo in tutta Italia, in modo da migliorare ulteriormente le cure.«I test genomici – spiega il numero uno degli oncologi – identificano le pazienti che trattate con la sola terapia endocrina si mantengono libere da recidiva a distanza di dieci anni dalla diagnosi. In quelle donne, dopo l’intervento chirurgico, sarebbe superfluo il ricorso alla chemio». «Su 55mila donne italiane che si ammalano di tumore del seno – commenta da parte sua Francesco Cognetti, presidente della Foce, federazione tra oncologi, cardiologi ed ematologi italiani – almeno 10mila avrebbero diritto al rimborso del test genomico».