A prescindere dall’esposizione al sole, i segni dall’età dell'epidermide sarebbero legati anche al microbiota cutaneo
Uno dei trattamenti estetici più richiesti e gettonati dagli italiani è il botulino, che spiana le rughe di espressione e le cosiddette zampe di gallina. La tossina botulinica viene iniettata in minuscole dosi dentro i muscoli mimici e non necessita di anestesia. Ebbene, secondo quanto dicono i medici e gli specialisti della Penisola sulla base della loro esperienza quotidiana, continua ad abbassarsi sempre di più l’età in cui si ricorre a questo rimedio per la fronte, la zona perioculare, i solchi naso-labiali: oggi, infatti, a rivolgersi al chirurgo estetico sono anche i giovani di età inferiore ai 30 anni, uomini e donne.
Gli effetti dell’invecchiamento e di fattori esterni come l’esposizione ai raggi UV sulla pelle sono ormai noti. Man mano che le persone invecchiano o trascorrono più tempo al sole, la loro pelle tende a perdere idratazione ed elasticità e è caratterizzata da macchie e parti rugose. Di recente alcuni studiosi dell’Università della California, con sede a San Diego (in collaborazione con una industria di cosmesi) hanno reso noti i risultati di una loro recente ricerca, pubblicandoli sulla rivista Frontiers in Aging. Secondo gli autori, si tratta della prima analisi che isola le componenti specifiche dei batteri cutanei e ne riscontra un ruolo del genere, giungendo a conclusioni che possono essere utili per varie applicazioni.
Sulla nostra pelle si trovano diversi microrganismi batterici che formano uno strato protettivo e fungono anche da barriera cutanea. Svolgono anche un ruolo anche per quanto riguarda la regolazione dell’apparato immunitario. Quello che emerge dallo studio degli accademici di San Diego è un aspetto inedito, un potenziale collegamento tra i segni dell’invecchiamento cutaneo e l’insieme di microrganismi batterici che possono albergare sulla pelle. Ciò significa che segni di espressione e zampe di gallina non sono solo correlati agli anni riportati sulla carta d’identità di una persona, ma sono anche associati alla presenza e all’azione dei batteri.
“Studi precedenti hanno dimostrato che i tipi di microbi sulla nostra pelle cambiano con l’età”, ha spiegato Se Jin Song dell’Università della California, che ha coordinato lo studio. “Anche la pelle cambia fisiologicamente con il passare del tempo: tende a seccarsi ed è soggetta alla formazione di rughe. Ma questi cambiamenti non avvengono per tutti allo stesso modo: alcuni mostrano una pelle più vecchia o più giovane rispetto ad altre persone della stessa età”. Ha proseguito la ricercatrice: “Utilizzando metodi statistici avanzati siamo stati in grado di distinguere i microbi associati a questi tipi di segni dell’invecchiamento della pelle da quelli associati semplicemente all’età cronologica”. Almeno per il momento, invece, non risulterebbe una correlazione tra microbiota cutaneo e livelli di idratazione dell’epidermide.