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Prostata, che scocciatura. La prevenzione passa dagli screening

Presentate le azioni chiave che emergono da Euproms, Europa Uomo Patient Report Outcome Study

10/11/2023

Migliorare i programmi di diagnosi precoce, offrire la sorveglianza attiva come primo trattamento, implementare l’approccio multidisciplinare nei centri di cura. Sono queste le azioni chiave che emergono da Euproms, (Europa Uomo Patient Report Outcome Study), primo grande studio in assoluto realizzato per i pazienti – quasi 5.500 soggetti con età media 70 anni – che ha indagato la qualità della vita dopo i trattamenti di chi è colpito da carcinoma prostatico, evidenziando diverse aree di criticità nel percorso terapeutico su diversi aspetti della sfera sessuale, psicologica e del dominio urinario.

 

I trattamenti attivi – chirurgia, radioterapia, chemio e terapia ormonale – impattano, infatti in modo diverso e più o meno significativo, sulla qualità della vita. Per questo sarebbe auspicabile, quando possibile, cioè in casi specifici, con malattia minima, attuare la sorveglianza attiva come il primo trattamento per garantire una migliore qualità di vita. Quando, invece, si deve ricorrere a trattamenti invasivi è importante che il paziente venga seguito all’interno di centri di cura con grande esperienza e dotati di team multidisciplinare.

 

“Si parla troppo poco di salute della prostata e prevenzione – afferma Maria Laura De Cristofaro, presidente Europa Uomo Italia – mentre i dati Aiom aggiornati registrano una crescita delle diagnosi e quel che preoccupa è l’assenza totale di programmi di screening. Per questo la survey Euproms promossa da Europa Uomo a livello europeo, assume un valore importante”.

 

“Dall’indagine emergono messaggi chiave – elenca De Cristofaro – l’importanza della diagnosi precoce; la necessità di potenziare percorsi diagnostico-terapeutici definiti attraverso la realizzazione delle Prostate Unit al cui interno opera il team multidisciplinare, il solo che può garantire qualità delle cure, evitare trattamenti inadeguati e assicurare una migliore qualità della vita, oltre al supporto psicologico. Dallo studio emerge, inoltre, come la sorveglianza attiva (piano sistematico di controlli a intervalli definiti per il tumore della prostata a basso rischio) sia l’approccio che preserva al meglio la qualità di vita dei pazienti”.

 

Le istituzioni si sono spinte verso una iniziativa storica, raccomandare a livello europeo programmi di screening, che si stanno già sperimentando a macchia di leopardo. L’associazione Europa Uomo in Italia intende mantenere un rapporto costante con le Istituzioni nazionali e regionali. In particolare, l’associazione invierà una lettera aperta alla Presidenza del Consiglio per chiedere l’istituzione della Giornata nazionale del tumore della prostata, al fine di mantenere alta l’attenzione sulla salute degli uomini.

 

Il tumore alla prostata rappresenta il 19,8% di tutti i tumori che colpiscono gli uomini ed è la forma più diffusa tra la popolazione maschile, con più di 564.000 pazienti registrati e circa 40.500 nuovi casi all’anno. È importante sottolineare che una buona percentuale di questi casi (dal 30% al 40%) è a bassa malignità e la sopravvivenza è ottimale.

 

Domenico Prezioso, professore associato di Urologia presso l’Università Federico II di Napoli e responsabile della Prostate Cancer Unit, fa notare che gli screening eseguiti in passato sulla popolazione maschile ultracinquantenne non hanno ridotto la mortalità tra i pazienti testati, pertanto non sono più raccomandati. Invece, si consiglia ai pazienti di sottoporsi a una sorveglianza attiva, ovvero di sottoporsi a controlli periodici clinici e del PSA senza necessariamente dover subire trattamenti medici, in modo da poter convivere con la malattia e intervenire con terapie specifiche solo se si verificano segni di progressione clinica.

 

I risultati della survey, l’indagine condotta con il contributo incondizionato di Novartis, hanno messo in moto una revisione delle procedure. Cosimo Pieri, segretario generale dell’associazione Europa Uomo Italia, sottolinea che il Parlamento europeo ha emesso una raccomandazione ai 27 Paesi dell’Unione Europea affinché implementino la diagnosi precoce del tumore alla prostata per prevenire la sua evoluzione in una forma metastatica, che peggiora drasticamente la qualità della vita del paziente e dei suoi familiari, oltre a comportare costi fino a 20 volte superiori rispetto al trattamento delle forme tumorali iniziali.

 

Pieri ricorda che, sebbene questa raccomandazione sia stata recepita nel Piano oncologico nazionale 2023-27, non è stata ancora implementata in Italia. Pertanto, Europa Uomo Italia chiede che venga avviato anche nel nostro Paese un progetto pilota per definire le linee guida nazionali per lo screening organizzato del tumore alla prostata, come già avviene in vari Paesi europei.