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Oblio oncologico, a che punto siamo?

La legge ha l’obiettivo di eliminare le discriminazioni nell’accesso a servizi finanziari, all’adozione e al lavoro. Attesa per l’ok del Senato

16/10/2023

Dal cancro si può guarire, ma una volta vinta la battaglia c’è una vecchia legge che obbliga a ricordare e mette i bastoni tra le ruote. Parliamo di diritto all’oblio oncologico, una rivendicazione portata avanti da medici e pazienti, con associazioni di volontariato e società scientifiche. A che punto siamo? Ne ha parlato di recente Giordano Beretta, presidente della Fondazione AIOM. La battaglia dell’Associazione Italiana Oncologia Medica per tutelare le persone che sono state affette da neoplasia, e che vengono tuttora discriminate in ambito lavorativo, anche quando hanno terminato le cure.

 

Attualmente, in Italia, poco meno di un milione di persone sono guarite da un tumore. Molte di queste si trovano ad affrontare difficoltà nell’accesso ad alcuni servizi, si vedono negare il mutuo o l’assicurazione sulla vita. Questo avviene perché le istituzioni richiedono, per legge, informazioni sulle malattie pregresse. A differenza dell’Italia, cinque paesi europei hanno già una legge che garantisce il diritto all’oblio oncologico. Questi paesi sono Francia, Lussemburgo, Olanda, Belgio e Portogallo. Le norme stabiliscono che le persone guarite da un tumore non sono più obbligate a mettere agli atti informazioni sulla malattia pregressa. Un periodo di osservazione, mediamente dieci anni (cinque nei minori) è considerato forse anche troppo lungo per ottenere la rimozione di questo pregiudizio.

 

Aiom ha lanciato su questi temi una campagna, sostenuta dai presidenti dell’associazione, Saverio Cinieri e Francesco Perrone, per ottenere che anche l’Italia si adegui agli orientamenti europei, sui diritti di ex pazienti oncologici. L’obiettivo è quello di eliminare le discriminazioni nell’accesso a servizi finanziari, bancari, assicurativi, all’adozione e al lavoro. Da parte sua, l’oncologo Giordano Beretta ha sottolineato che le future battaglie abbracceranno anche i diritti dei malati cronici, che spesso devono continuare a curarsi per vent’anni o più, e che rischiano di continuare a essere discriminati.

 

Un altro problema importante riguarda la casistica in età pediatrica. Si stima che in Italia, nella fascia d’età tra i venticinque e i trenta, circa 50mila persone guarite da un tumore superato in età infantile siano ancora discriminate e hanno meno opportunità sociali dei coetanei. La legge sul diritto all’oblio oncologico si trova attualmente in Parlamento, la Camera dei Deputati ha già approvato all’unanimità un testo. Il professor Beretta auspica ora che il Senato porti in dirittura d’arrivo questa legge, per garantire, anche in Italia, il riconoscimento dei diritti delle persone guarite da un tumore.

 

Lo specialista ha ricordato lo slogan della campagna «io non sono il mio tumore» e invita a visitare il sito www.dirittoallobliotumori.org per ulteriori informazioni e per aderire alle istanze associative. In conclusione, il diritto all’oblio oncologico rappresenta un passo importante per garantire che le persone guarite da un tumore non siano discriminate in ambito lavorativo e possano accedere a servizi come mutui, prestiti, assicurazioni e anche all’adozione. Fondazione AIOM sta lottando perché l’Italia adotti una legge che riconosca questi diritti, come già in vigore in altri paesi europei.