Con il sostegno di:

Nichel, un avversario sempre più insidioso

Eritemi, prurito, vescicole, problemi intestinali, stanchezza, dolori, febbre: circa il 10% della popolazione ha disturbi causati dai metalli

19/03/2024 - di Alberto Levi

«L‘allergia al nichel è una patologia sempre più diffusa e parte della responsabilità è da imputare all‘inquinamento che immette nell‘aria e nei terreni metalli potenzialmente allergizzanti, tra i quali certamente il nichel. Qualche tempo fa ci era quasi del tutto indifferente. Oggi, invece, il nichel è, per l‘uomo, uno degli indiziati più subdoli in diversi problemi di salute, arrivando a nuocere a circa il 10% della popolazione. Ma ci si può convivere, diffidando dai tanti falsi miti, e superando le prime difficoltà». A spiegarlo è l‘immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione di Medicina personalizzata (Fmp).

 

«Non solo nichel, certo, anche mercurio, cobalto, cromo, cadmio. Tutti i metalli, entrando in contatto con il corpo, possono provocare danni più o meno visibili. A causarne la propagazione contribuiscono molto le industrie, le auto, in buona sostanza tutte le fonti inquinanti – avverte Minelli –. I sintomi sono alle volte visibili altre subdoli. A livello cutaneo l‘allergia al nichel si presenta con eritemi, eruzioni eczematose, pomfi e vescicole in tutto il corpo. Altri sintomi, invece, riguardano l‘apparato gastrointestinale (gonfiore e dolori addominali, stipsi o diarrea, disturbi digestivi); si potranno avvertire, inoltre, stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari quasi fosse una fibromialgia, mal di testa, febbricola. Nei casi più complessi si parla di Snas, Sindrome sistemica da allergia al nichel».

 

«Convivere con questa allergia, inizialmente, è molto complicato. Occorre prestare attenzione ai detergenti utilizzati, sia per il corpo che per la casa, al makeup, alle stoviglie, agli indumenti e al cibo. Questo ultimo aspetto è particolarmente complicato da gestire, perché la gamma di alimenti poveri di nichel è ridotta al punto da indurre chi è allergico ad abituarsi ad una alimentazione diversa e apparentemente meno varia. Questo non significa perdere il gusto della buona tavola, ma imparare ad adattare le ricette agli alimenti consentiti».

 

È bene ricordare che l’allergia al nichel segue percorsi diversi da quelli dell’allergia ai pollini o agli acari della polvere, manifestando solitamente i propri effetti con azione immunologica ritardata anche di molte ore rispetto al contatto fisico o alimentare con il metallo allergizzante, ciò che può giustificare una reazione prodotta da un qualche alimento che magari, in un primo momento, si pensava di aver ben tollerato. È questa – suggerisce l’immunologo – la ragione per la quale un cioccolatino ingerito oggi potrà sortire i suoi effetti, talvolta anche particolarmente duri, nei giorni successivi. Ciò deve indurre il paziente a seguire sempre scrupolosamente la dieta e lo stile di vita nichel free».

 

Cosa evitare? «Tutti gli oggetti contenenti parti metalliche laddove non espressamente indicato ‘nichel tested’: monete, collane, orologi, anelli, orecchini, piercing, cinture, fibbie, bottoni, parti metalliche di occhiali, scarpe, pentole, chiavi, ecc, gli indumenti di colore nero e, come detto, alcuni alimenti – elenca Minelli -. Da evitare cacao, cioccolato, mais, avena, grano saraceno, cereali integrali, frutta secca, tè, bevande in barattolo, aringhe affumicate, cozze, ostriche, crostacei, gran parte della frutta tranne gli agrumi, le banane e le mele; soia, legumi, pomodori, lattuga, cipolle, asparagi, spinaci, funghi, cibi in scatola, margarina.

 

La diagnosi della allergia sistemica al nichel «si articola attraverso una serie di passaggi diagnostici sequenziali che prevedono, anzitutto, l’esecuzione di un patch-test (applicazione di apparato testante costituito da un supporto adesivo sul quale viene posizionato il solfato di nickel, da rimuovere 48-72 ore dopo la sua applicazione) – osserva l’esperto – A seguito della riscontrata sensibilizzazione allergica cutanea al nickel, il paziente, dopo avere condotto per un tempo congruo una dieta restrittiva a basso contenuto di nickel, in ambiente protetto e a cura di personale esperto viene sottoposto a Tso (Test di stimolazione orale), praticato in doppio cieco vs placebo, utilizzando dosi crescenti del metallo».

 

Come curare l’allergia? «Il paziente potrà e dovrà essere impostato un trattamento personalizzato che dovrà soprattutto fondarsi su una competente gestione delle problematiche nutrizionali, spesso difficili da gestire in assenza di indicazioni minuziose e a misura di paziente».