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Limoni & C. Gli agrumi che salvano la vita

Ricchi di vitamina C, sono ’antibiotici naturali’ utilissimi contro le infezioni e i virus influenzali

21/08/2023 - di Ciro Vestita

Mangiare tonnellate di carne, cucinate con preparazioni elaborate, è sempre stata la caratteristica di nobili e re. Famosi i pranzi del patrizio Lucullo, fatti di porchetta infarcita di pregiata selvaggina, in primis quaglie e pernici, il tutto annaffiato con abbondante vino; di verdura e frutta nemmeno l’ombra, visto che per gli antichi Romani erano i cibi dei poveri. Ma i medici del tempo ci dicono che gli habitué dei pranzi luculliani morivano tutti giovani. Pessime abitudini alimentari, quindi, che però durarono per secoli: si racconta di Enrico VIII (il re inglese più famoso per aver decapitato le sue consorti che per il suo scisma religioso), che avesse una vera passione per la caccia, soprattutto di cinghiali, lepri, fagiani che poi finivano puntualmente sulle sue tavole regali. Pare che il buon Enrico pesasse ben 180 chili e che in vita sua non avesse mai assaggiato un arancio o un piatto di cicoria. Questo sembra sia stata la causa di una patologia tipica della marineria inglese e cioè lo scorbuto. Mangiare solo carne vuol dire non assumere vitamina C e questo porta allo scorbuto che spesso colpiva i marinai inglesi i quali, causa lunghi viaggi, si cibavano solo di carne essiccata e formaggi fermentati. Enrico infatti morì a 56 anni per una malattia che poteva essere evitata con un arancio al giorno.

 

Anche la famiglia dei Medici ebbe la stessa sorte; questi ricchi nobili mangiavano talmente tanto da sviluppare micidiali attacchi di gotta; il padre di Lorenzo il Magnifico veniva addirittura chiamato “Piero il gottoso”. Ma fu proprio Cosimo dei Medici a capire che gli agrumi erano fondamentali per una vita sana ed infatti creò a Palazzo Pitti una meravigliosa Orangerie; questa innovazione fece scuola, ed infatti in Francia i nobili fecero creare nei loro palazzi orangerie e citronerie in abbondanza.

 

Al giorno d’oggi le cose sono cambiate ma non tantissimo; tanti giovani infatti sviluppano carenze (fortunatamente non gravi) di vitamina C; i sintomi più eclatanti sono gengiviti e lingua a carta geografica, sindrome fastidiosa ed anche dolorosa. Questo dipende dal fatto che molti ragazzi mangiano troppo spesso solo pizzette e panini. Un caso classico è quello degli studenti fuori sede, che magari vivono in piccoli appartamenti ove è difficile cucinare; diventa così più facile, ma meno salutare, andare avanti a sandwich, birre e patatine. Dopo mesi di questa monocorde alimentazione cominciano i guai. Cosa fare quindi per i nostri ragazzi? Convincerli a consumare almeno una volta al giorno un po’ di frutta e verdura.

 

Ma torniamo al limone, il frutto dei miracoli: esso infatti abbassa il colesterolo, “pulisce” le arterie ma soprattutto grazie alla sua ricchezza in antibiotici naturali contrasta tutte le patologie raffreddative che puntualmente arriveranno in autunno. E poi, come dicevano i nostri vecchi del limone e del maiale non si butta via nulla; e quindi del limone usiamo la buccia per farci quotidianamente un “canarino” che altro non è se non la decozione del limone in acqua bollente; è un ottimo e salutare digestivo. Agrume ancora più potente è il pompelmo; nella sua polpa è stata isolata una molecola chiamata Naringenina capace di attaccare addirittura il terribile virus dell’Epatite C. È ovvio che se attacca questo micidiale virus potrà facilmente contrastare i virus influenzali in arrivo. Meravigliosi agrumi sono anche i Kum Quat conosciuti come mandarini cinesi; sono facilmente coltivabili e hanno un pregio immenso, quello di poter essere mangiati con la gradevolissima buccia ricca, in oli essenziali e molecole salutari.

 

Ricchissima in vitamina C è anche la Rosa canina, stupenda pianta facilmente reperibile in montagna. Il suo compito nei secoli è stato quello di fornire in inverno vitamina C ai montanari che certo non potevano usufruire degli agrumi, (cultivar tipici delle pianure e che mai siamo riusciti a coltivare in
montagna). Grazie ai suoi boccioli chiamati cinorrodi, la rosa canina permette di poter creare delle confetture che anche in inverno forniscono quantità immense di vitamina C a chi abita in montagna.