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L’attività fisica è un toccasana per l’orologio biologico interno

Allenarsi in modo regolare permette di resettare i ritmi circadiani sintonizzando corpo e mente

21/04/2024
L’attività fisica è un toccasana per l’orologio interno - Crediti iStock Photo

Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi romani, che ai tempi erano già consapevoli dell’importanza di un equilibrio tra le funzioni corporee e la serenità mentale. In breve, non ci può essere salute in presenza di stress e di una condizione fisica inadeguata.

 

I recenti studi sui ritmi circadiani, modelli della fisiologia e del comportamento umano che si sviluppano seguendo il ciclo di luminosità e oscurità, si sono basati anche su questi principi. Gli esperti hanno infatti cercato di chiarire in che modo lo spazio che viene dedicato al fitness possa influenzare non solo le prestazioni sportive ma anche la salute nel suo complesso. Ciò che è emerso è che un allenamento regolare svolto con tempistiche precise è in grado allineare corpo e mente, contribuendo così al miglioramento del funzionamento dell’orologio interno di ogni individuo.

 

I ritmi circadiani

Recentemente, la dottoressa Karyn Esser, College of Medicine dell’Università della Florida, negli Usa, ha spiegato che: “In condizioni normali, i nostri orologi biologici sono allineati, sono nello stesso fuso orario. I problemi sorgono quando i nostri orologi sono disallineati, quindi quando il cervello pensa di essere qui, mentre gli altri organi corporei pensano di essere da un’altra parte”. Katja Lamia, professore associato di biologia molecolare e cellulare presso la Scripps Research di San Diego (California), che in merito ha aggiunto: “Ogni cellula del nostro corpo segue un ritmo circadiano. Questo significa che molti aspetti della nostra fisiologia possono essere disallineati in momenti diversi della giornata”.

 

Il ruolo dello sport

In un contesto simile, diventa cruciale il ruolo dello sport e in generale di qualunque attività che comporti del movimento. Ecco dunque che ad aggiungersi alla conversazione anche Juleen Zierath, professoressa di fisiologia in Svezia, che ha spiegato: “C’è molto della nostra fisiologia che è controllato da questo orologio molecolare. Ciò che stiamo cercando di capire è come si può perfezionare l’esercizio in quest’ottica”.

 

Può a questo punto sorgere una domanda, vale a dire, se esista effettivamente un momento ideale in cui iniziare a praticare un’attività fisica proprio per riuscire a regolare (per quanto possibile) tale orologio interno. Uno studio pubblicato sulla rivista The Journal of Physiology da un team di scienziati dell’Arizona State University e dalla University of San Diego negli Stati Uniti ha evidenziato come “fare esercizio al mattino o nel primo pomeriggio può spingere i propri ritmi verso un orario più precoce”; in parallelo sembra che l’attività fisica serale ritardi l’orologio circadiano, nonostante questo principio potrebbe non valere necessariamente per coloro che presentano cronotipi diversi, ossia gli individui che preferiscono stare svegli fino a tardi.

 

Lo stesso laboratorio diretto da Esser ha analizzato i comportamenti di alcuni modelli animali evidenziando come svolgere regolarmente esercizio al mattino potrebbe far abituare gli orologi muscolari a funzionare altrettanto bene in quel momento della giornata. La dottoressa, dunque, ha dichiarato che “le fasi dell’orologio umano sono addestrabili” e che, di conseguenza, potrebbero essere spostate per massimizzare potenzialmente le prestazioni. Si tratta, in ogni caso, di ipotesi ancora in attesa di ulteriori verifiche e approfondimenti.