Benessere

Infiammazioni cutanee, psoriasi e dermatite atopica le più diffuse

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Ad oggi circa il 25% della popolazione italiana è colpita da una malattia della pelle. Possono essere di natura infiammatoria, autoimmune, allergica, degenerativa, tumorale o infettiva e interessano indistintamente uomini e donne. L’incidenza è in aumento, soprattutto a causa dell’invecchiamento. “Le malattie della pelle sono più comuni di quanto si possa credere”, spiega Gabriella Fabbrocini, cattedratico e direttore della Dermatologia clinica all’Università di Napoli Federico II. “Molte di queste affezioni hanno un basso indice di gravità – precisa la professoressa – ma, per la loro visibilità sulla superficie cutanea, e i sintomi fastidiosi, hanno spesso conseguenze rilevanti nella qualità della vita affettiva, sociale e lavorativa di chi ne soffre”. La buona notizia è che oggi, grazie ai farmaci biologici e ad altre terapie evolute, queste fastidiose intruse della nostra pelle possono essere cancellate in tutto o in parte senza effetti collaterali indesiderati.

 

Diffusione

Le più diffuse malattie infiammatorie croniche cutanee sono la psoriasi e la dermatite atopica. A queste due si aggiunge l’idrosadenite suppurativa, considerata fino a qualche tempo fa una patologia più rara, è ormai una problematica della cute sempre più frequente. Quali sono le possibili cure e le nuove terapie sul tavolo?

 

Psoriasi

La psoriasi colpisce circa il 3% della popolazione italiana e oltre alla cute può interessare anche altri organi ed apparati come quello articolare, cardiovascolare e intestinale, richiedendo, quindi, spesso un approccio multidisciplinare. Si manifesta con la comparsa di lesioni dette placche, il suo decorso è cronico e nella vita delle persone che ne sono affette si possono alternare periodi in cui la sintomatologia si attenua o scompare del tutto ad altri in cui i sintomi diventano più severi.

 

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Dermatite atopica

La dermatite atopica colpisce invece il 10-20% tra i bambini e il 2-5% tra gli adulti. La sua prevalenza è in aumento nel mondo occidentale, in particolare nelle aree urbane. In Italia, la dermatite atopica interessa il 7,7% degli adolescenti tra i 13 e i 14. Nella maggioranza dei casi l’esordio dei sintomi avviene durante l’infanzia e in circa il 60% dei casi la remissione avviene durante l’adolescenza, anche se in una certa percentuale di casi la malattia può ricomparire in età adulta. Nel 90% dei casi la dermatite atopica si presenta in forma lieve-moderata e nella forma classica presenta caratteristiche dominanti quali prurito e manifestazioni eczematose. Chi ne soffre deve rispettare buone abitudini quotidiane di cura e di igiene della pelle, fare attenzione all’esposizione alle sostanze allergizzanti e all’abbigliamento, curare lo stile di vita, l’alimentazione e l’attività fisica.

 

Idrosadenite

Veniamo ora all’idrosadenite suppurativa, malattia infiammatoria cronica della cute caratterizzata da lesioni infiammatorie nodulari, ascessi e fistole. Noduli dolorosi a carico delle regioni ascellari ed inguinali, peli che diventano cisti talvolta con febbre, sono solo alcune delle manifestazioni che per anni possono affliggere adolescenti e adulti e rimanere non diagnosticati. La cronicità, di pari passo alla severità del quadro clinico, determina un notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti che ne risultano affetti.

 

Remissione

Partendo dal presupposto che siamo nell’ambito della cronicità, l’obiettivo dei medici è quello di una remissione clinica: ovvero la scomparsa delle manifestazioni e la riduzione dei sintomi, in modo da garantire ai pazienti una buona qualità di vita, seppure in continua convivenza con la diagnosi ricevuta. Come spiega la dermatologa Gabriella Fabbrocini: “Oggi fortunatamente si hanno molti più strumenti, soprattutto se si effettua una diagnosi precoce, come per esempio quelli biotecnologici e in generale le nuove terapie biologiche, che agiscono in maniera mirata sui processi infiammatori che sostengono queste patologie. Spesso per queste patologie, che in molti casi hanno un impatto concreto nella vita quotidiana non solo dei pazienti ma anche dei loro familiari, è il riconoscimento precoce a fare la differenza. Le terapie mirate precoci possono bloccarne la progressione e gli effetti se prese in tempo”.

 

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