Una pelle pressoché libera da placche antiestetiche è il sogno di 125 milioni di persone che, nel mondo, convivono con la psoriasi, una malattia infiammatoria cronica che si manifesta con chiazze arrossate, ispessimento e desquamazione cutanea delle zone colpite da prurito. Non solo, è anche una malattia con un forte impatto sulla vita quotidiana. «Altera i rapporti sociali e l’attività lavorativa, ma prima di tutto altera il rapporto con sé stessi», afferma Giampiero Girolomoni, direttore Clinica dermatologica dell’Università di Verona. «Le manifestazioni cutanee provocano disagio, vergogna e frustrazione impedendo a volte anche le più banali attività ricreative».

Statisticamente non risultano differenze di genere, nel senso che la psoriasi colpisce maschi e femmine indifferentemente. Pare che l’esordio nella donna sia meno vistoso ma relativamente precoce, e i sintomi incidono molto sulla sfera psicosessuale, mentre gli uomini sembrano più soggetti a sviluppare le forme severe della malattia a livello cutaneo, e vivono le loro preoccupazioni in ambito professionale lavorativo.

Per quanti sono afflitti dalla forma moderata-grave, le notizie più incoraggianti riguardano il nuovo farmaco rimborsato dal Servizio sanitario con l’ok da parte di Aifa, Agenzia italiana del farmaco. Parliamo di un anticorpo monoclonale per la psoriasi che ha come bersaglio il recettore dell’interleuchina-17 e che blocca il segnale infiammatorio senza abbassare le difese immunitarie. Quindi un meccanismo d’azione dalle caratteristiche diverse rispetto ad altri anti-citochine, primo e unico trattamento biologico che punta dritto sui recettori.

“I recettori – ha affermato Antonio Costanzo, responsabile della Dermatologia all’Humanitas di Milano – sono proteine sulla superficie delle cellule, che segnalano le informazioni in entrata. L’informazione inviata dal recettore dell’interleuchina-17, che è inibito da brodalumab, l’anticorpo monoclonale di cui parliamo, è l’infiammazione. Quindi, si interrompe il circolo vizioso. Altra differenza importante è che si riesce, con i nuovi trattamenti, a bloccare più citochine infiammatorie, e gli effetti si vedono già con la prima iniezione, dopo meno di una settimana. Tutto questo avviene senza compromettere le funzioni del sistema immunitario”.

“Riconquistare una pelle normale restituisce ai pazienti il piacere di vivere, ha un effetto positivo su tutti gli aspetti della vita quotidiana. Inoltre – riprende Girolomoni – queste soluzioni sono ben tollerate, non è richiesto un monitoraggio particolare, gli effetti collaterali sono rari e pochissime le controindicazioni”.

Avere una pelle integra, senza la presenza incombente della malattia, equivale a liberarsi da un carico psicologico molto gravoso. Migliorare la qualità di vita in queste situazioni rappresenta dunque un traguardo. Livelli elevati di cute libera da lesioni, rapidità d’azione, efficacia superiore e perseveranza degli effetti nel tempo, secondo quanto hanno mostrato gli studi registrativi, sono i punti di forza emersi valutando oltre 4.300 casi clinici.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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