Salute

«Diagnosi e terapie, così l’IA aiuterà tutti»

di
Franca Ferri
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«L’intelligenza artificiale cambierà definitivamente il paradigma delle diagnosi e delle terapie »: ne è convinto Sourabh Pagaria, vicepresidente esecutivo e responsabile per l’Europa del sud di Siemens Healthineers, azienda all’avanguardia a livello mondiale per le soluzioni di diagnostica per immagini.

 

«Sarà centrale nella medicina di precisione e per sviluppare una sanità migliore per un pubblico sempre più ampio. Per questo investiamo così massiciamente, e per questo sviluppiamo una IA proprietaria, altamente specifica».

 

L’AI è già utilizzata: come?

«Noi ragioniamo su tre fasi – spiega Pagaria – La prima è oggi: nelle nostre soluzioni la utilizziamo già, per realizzare prodotti più facili da usare, macchinari diagnostici che non hanno bisogno di tecnici superspecilizzati. Non dimentichiamo che tra i tanti problemi della sanità, in tutto il mondo, c’è anche la carenza di personale sia medico che di supporto: a livello mondiale, manca il 30% dei radiologi, tanto per dare un numero concreto».

 

Quindi c’è già un supporto alla diagnosi?

«Certo: l’IA permette di leggere i dati in modo più veloce e preciso, è un supporto prezioso per l’interpretazione dei dati. Combinata con la risoluzione sempre più dettagliata delle immagini, riesca a individuare lesioni – esempio tumorali – in fasi molto precoci. Abbiamo esempi di lesioni (al seno o ai polmoni) che l’Ia legge in modo più approfondito rispetto agli screening ’normali’. Inoltre velocizza la lettura dei dati, e così libera tempo prezioso dei medici».

 

Ma non si sostituisce mai completamente al medico…

«Assolutamente no: in ogni processo decisionale la parola finale spetta sempre al medico. È il medico che valuta non solo gli aspetti terapeutici ma anche le implicazioni psicologiche e umane di ogni situazione».

 

Ci fa un esempio di un flusso di lavorazione con l’IA?

«Prendiamo una mammografia: l’IA la esamina e segnala critictà reali e potenziali. A questo punto è il radiologo che riguarda i dati e fa la sua valutazione, dettando il referto. Interviene di nuovo l’IA per la trascrizione automatica del testo, ma l’approvazione finale è sempre del medico».

 

Possiamo dire che il primo step è già realtà?

«Sì, anche se bisogna sottolineare che l’accesso a queste tecnologie non è assolutamente uniforme non solo a livello mondiale, ma anche nei singoli Paesi e nelle diverse aree dei Paesi».

 

Il secondo step è quello ’predittivo’?

«Vogliamo accellerare la fase che va dalla diagnosi al trattamento, anche nei casi più complicati. E vogliamo farlo creando una ’predizione’ personalizzata, e non su modelli generici, di come l’organi colpito reagirà al trattamento. Oggi questa fase si può durare anche due mesi, noi vogliamo arrivare a due ore. Ma non solo».

 

Che altro sviluppo prevede?

«Quello di creare una ’predizione’ dei profili di rischio, partendo dagli screening più semplici, come gli esami del sangue per creare profili di rischio in base alla segmentazione fatta dall’AI».

 

Medicina di precisione abbinata alla personalizzazione: è la fase tre?

«La fase tre, il futuro su cui stiamo lavorando come Siemens Healthineers, è il ’digital twin’, il gemello digitale dell’organo fisico del paziente, sia per la diagnosi che per la cura. Faccio un esempio: pensi a cosa può voler dire per un cardiochirurgo poter simulare con precisione un intervento prima di eseguirlo, su una esatta replica del cuore del paziente. E questo vale sia per le operazioni semplici che per quelle complesse, per agire nel modo più efficace».

 

Un futuro bellissimo, eppure l’utilizzo dell’IA in molti ambiti suscita non poche critiche…

«Ci sono preoccupazioni fondate: gli aspetti etici, l’integrità e la protezione dei dati, l’inclusività: tutti problemi reali che vanno affrontati. Ma ciò non significa rifiutare a priori l’innovazione dell’IA. Non sostituirà l’intervento umano. è uno strumento potente e preciso, ma è uno strumento come un semplice stetoscopio: in entrambi i casi chi decide è il medico. Il nostro Il nostro obiettivo è dare ai medici tutti i dati utili alla decisione, nel modo più preciso, accurato e veloce possibile, per una sanità di alta qualità, il più diffusa possibile».

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