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Il talento non è solo genetica, lo dimostra il Dna di Beethoven

L'analisi sul compositore rivela scarsa predisposizione a tenere il ritmo, a dimostrazione del fatto che non basta un test genetico per capire se una persona sia realmente dotata

29/03/2024

Uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology da un gruppo internazionale di ricerca – guidato dall’Istituto Max Planck per l’estetica empirica (Mpiea) di Francoforte sul Meno, in Germania, e dall’Istituto Max Planck di psicolinguistica (Mpi-Pl) a Nimega, nei Paesi Bassi – contribuisce a smontare il mito del talento come semplice dono naturale, geneticamente elargito. A corroborare la tesi niente meno che uno dei geni musicali per antonomasia: Ludwig van Beethoven.

 

I ricercatori hanno esaminato il Dna estratto da alcune ciocche di capelli di Beethoven in occasione di uno studio precedente sulla salute del celebre compositore pubblicato nel 2023. L’analisi del compositore rivela una scarsa predisposizione a tenere il ritmo, a dimostrazione del fatto che non basta un test genetico per capire se una persona sia realmente dotata di qualche talento fuori dal comune.

 

“Abbiamo calcolato un cosiddetto ‘punteggio poligenico’ (un indicatore della predisposizione genetica di un individuo per un tratto o un comportamento) per la capacità di sincronizzazione ritmica, che è strettamente correlata alla musicalità”, spiega la prima autrice dello studio Laura Wesseldijk del Mpiea. Prima di eseguire qualsiasi analisi, “abbiamo sottolineato che non avevamo alcuna aspettativa riguardo al punteggio che Beethoven avrebbe ottenuto. Al contrario, il nostro obiettivo era quello di utilizzare questo come esempio delle sfide legate alla realizzazione di previsioni genetiche per un individuo vissuto più di 200 anni fa”.

 

I risultati hanno dimostrato che Beethoven, uno dei musicisti più celebri della storia, avrebbe ottenuto un punteggio poligenico non significativo per la musicalità rispetto ad altre persone comuni attualmente in vita. “Ovviamente sarebbe sbagliato concludere dal basso punteggio poligenico di Beethoven che le sue capacità musicali non fossero eccezionali”, precisa Simon Fisher dell’Mpi-Pl. “Pensiamo che la grande discrepanza tra questa previsione basata sul Dna e il genio musicale di Beethoven offra un prezioso insegnamento.

 

Ciò dimostra, ad esempio, che bisognerebbe essere scettici se qualcuno afferma di poter usare un test genetico per determinare in modo affidabile se nostro figlio sarà dotato musicalmente o sarà talentuoso in qualche altro campo”. I ricercatori sottolineano che il loro lavoro non esclude che il Dna contribuisca alle abilità musicali delle persone (studi precedenti avevano rilevato che la genetica pesa per il 42%), ma sottolinea come questi test genetici, utili nei grandi studi di popolazione, possano rivelarsi fuorvianti quando vengono applicati ad un singolo individuo i cui comportamenti sono caratteri complessi e multifattoriali.