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Il regime low carb per gestire il pre-diabete

È una condizione in cui i livelli di zucchero nel sangue sono più elevati del normale, ma non abbastanza alti come nella malattia conclamata

20/08/2023

Introdurre la maggior parte delle calorie (l’80%) nella prima parte della giornata, aiuta a limitare gli alti e bassi della glicemia e riduce il tempo in cui i valori nel sangue, dopo i pasti, sono oltre i limiti. La notizia, utile per le persone a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, arriva da uno studio coordinato da ricercatori della New York University presentato al congresso degli endocrinologi americani, a Chicago. Peccato che proprio la sera si sveglia talvolta l’appetito, e siamo punto e daccapo. In attesa della classica bacchetta magica, o della pillola miracolosa che ancora manca all’appello, vediamo i vantaggi e i limiti di un’altra strategia, per chi riesce a rispettarla, la dieta low-carb, a basso contenuto di carboidrati.

 

Il prediabete è una condizione in cui i livelli di zucchero nel sangue sono più elevati del normale, ma non abbastanza alti da essere classificati come diabete. Se viene trascurato, il prediabete può progredire verso la malattia conclamata, il diabete di tipo 2, tutt’altro paio di maniche. La buona notizia è che il prediabete è reversibile, e una delle soluzioni possibili (descritte recentemente in un report su Jama network) consiste nella dieta a basso contenuto di carboidrati. Molte persone, sotto controllo dei sanitari, hanno riferito miglioramenti sostanziali, altre hanno fallito.

 

Ma che cos’è una dieta lowcarb? Intuitivamente si tratta di limitare l’assunzione di prodotti zuccherati, cereali trasformati, pane, pasta, riso e amidacei come le patate. Occorre invece rivolgersi a prodotti verdi, insalate e pinzimonio, tagli di carne, pesce, uova, noci, semi e grassi sani (insaturi) come l’olio extravergine di oliva. Concetto alla base della dieta è quello di ridurre l’assunzione di molecole che verranno scomposte in zucchero (glucosio) dall’organismo, così il pancreas produrrà meno insulina. La resistenza all’insulina è tipica del prediabete e del diabete di tipo 2.

 

L’eccesso di peso e l’obesità sono fattori di rischio. Una dieta efficace, e l’attività fisica costante, aiutano a smaltire il grasso viscerale, quello più ostinato che costringe ad allargare i pantaloni, fino a perdere dal cinque al dieci per cento del proprio peso. Ma tutti quelli che fanno fatica a rispettare le diete estreme come si possono regolare? «Punti cardine di una dieta equilibrata – ha precisato Angelo Avogaro, presidente dei diabetologi italiani della Sid – sono almeno cinque porzioni di frutta e verdure, alimenti ricchi di vitamine, minerali e fibre; alimenti contenenti carboidrati complessi che forniscono energia al corpo in maniera graduale; cibi proteici, quali carne, privilegiando quella magra, pesce, uova, legumi o latticini, limitando insaccati, salumi e affettati; preferenza all’olio d’oliva rispetto a grassi di origine animale.

 

Carboidrati complessi e proteine devono essere presenti a ogni pasto per garantire un corretto apporto energetico». «L’attività sportiva – ha dichiarato da parte sua Federico Serra, segretario generale dell’Health City Institute e capo della segreteria tecnica degli Intergruppi parlamentari Qualità della vita, obesità, diabete e cronicità – è parte integrante delle politiche di prevenzione. Dobbiamo agire nei contesti urbani, spingendo le persone a svolgere attività fisica e mantenere una vita attiva a tutte le età». Gli individui con prediabete possono avere valori sballati, ipertensione, aumento dei trigliceridi e bassi livelli di colesterolo HDL (quello buono). La ricerca mostra che l’attività fisica e una dieta, seguita dal medico specialista, possono migliorare i marcatori, con riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e sindrome metabolica.