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Gravidanza, il feto avverte stress e inquinamento

Uno studio della Fondazione Mondino di Pavia spiega come può alterarsi il Dna dei neonati

10/12/2023
Gravidanza, il bebè risente di stress materno e inquinamento già dopo il terzo mese (Foto Repertorio)

La gravidanza è un periodo critico in cui la salute della madre e del feto può essere influenzata da diversi fattori, tra cui lo stress e l’inquinamento ambientale. Quando la donna, in gravidanza, vive situazioni di ansia e tensione, ciò può avere conseguenze negative sulla sua salute, contribuendo a disturbi del sonno, problemi digestivi e aumentando il rischio di sviluppare condizioni come l’ipertensione. Allo stesso tempo, lo stress materno può anche influire sullo sviluppo fetale, aumentando il rischio di nascita o di bambini con basso peso alla nascita. Un altro elemento da non sottovalutare quando si è incinte è l’inquinamento ambientale. L’esposizione ad agenti inquinanti presenti nell’aria delle metropoli può aumentare il rischio di problemi respiratori e cardiovascolari nella futura madre e potrebbe comportare ritardi della crescita fetale, oltre a parti prematuri.

 

Effetto sui geni

Una novità, rispetto a questo argomento, arriva dai risultati di uno studio del Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia e del Developmental Psychobiology Lab della Fondazione Mondino di Pavia pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry. Quello che risulta da questa ricerca è che la combinazione di stress e inquinamento potrebbe andare a modificare l’attività di alcuni geni con ripercussioni potenziali sul bebè, soprattutto negli ultimi mesi della gestazione. In particolare, gli scienziati italiani hanno visto che gli effetti combinati dello stress materno e dell’esposizione alle polveri sottili (particelle fini) nell’aria alterano il livello di metilazione del DNA dei neonati, ossia una modifica chimica del Dna che influenza l’attività dei geni.

 

Regolatore dell’umore

Lo studio ha approfondito la complessa relazione tra lo stress materno prenatale causato dalla pandemia e l’esposizione alle particelle fini, di tipo inquinante, con un diametro inferiore a 2,5 micrometri (PM2.5). La ricerca si è concentrata, in particolare, sull’andamento dell’attività del gene del trasportatore della serotonina (SLC6A4, importante per la regolazione dell’umore) e sulle implicazioni sullo stato di benessere dei bebè. Per capire le funzionalità dell’organismo coinvolte in questo quadro, basti pensare che, quando si parla di serotonina, si fa riferimento a un neurotrasmettitore che svolge un ruolo chiave nel regolare l’umore, il sonno, l’appetito, nonché altre funzioni fisiologiche nel sistema nervoso centrale.

 

Secondo trimestre

In base a quanto è emerso dall’analisi, i neonati nati da madri che hanno sperimentato livelli elevati di stress durante la gravidanza correlato alla pandemia e sono state esposte a maggiori agenti inquinanti hanno mostrato livelli più alti di metilazione del DNA in specifiche regioni del gene SLC6A4. Simili parametri possono comportare una minore attività del gene SLC6A4. Gli effetti sono stati particolarmente evidenti quando l’esposizione a una quantità elevata di PM2.5 è avvenuta durante il secondo trimestre di gravidanza, dopo il terzo mese di gestazione. Si tratta di un periodo molto delicato per il feto, dal momento che in quella finestra temporale, per esempio, avvengono due processi cruciali per il corretto sviluppo e il buon funzionamento del sistema nervoso infantile come la sinaptogenesi e la mielinizzazione. Entrambi sono essenziali per la formazione di circuiti neurali complessi e per garantire un corretto funzionamento del sistema nervoso, influenzando aspetti cruciali come apprendimento, memoria e coordinazione motoria.

 

Momento critico

Ha dichiarato il dottor Livio Provenzi, coordinatore del Developmental Psychobiology Lab e autore principale dello studio: “I nostri risultati sottolineano quanto sia importante comprendere come i fattori ambientali, come l’inquinamento, interagiscano con gli eventi stressanti materni per influenzare lo sviluppo dei neonati. Questa ricerca mette in evidenza un periodo critico durante la gravidanza durante il quale gli effetti combinati dello stress e dell’esposizione all’inquinamento atmosferico dovrebbero essere non trascurati”. Ha sottolineato anche la dott.ssa Sarah Nazzari, collaboratrice principale dello studio: “La scoperta che il secondo trimestre di gravidanza possa essere un momento sensibile per questi effetti ci offre un’importante prospettiva per interventi futuri”.