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Endometriosi, coltivati tessuti di tutti tipi per nuove terapie mirate

Almeno una donna su nove soffre di endometriosi: l'innovativo studio australiano che apre le porte a nuovi trattamenti

14/06/2023

All’orizzonte nuove cure mirate per l’endometriosi. Ne è certo il professore di ostetrica e ginecologia Jason Abbott, del Royal Hospital for Women di Sydney, che – con un team di ricercatori – è riuscito a coltivare con successo tessuti da tutti i tipi di endometriosi aprendo la strada a nuove ricerche su trattamenti efficaci e a diagnosi più mirate per la debilitante condizione. Gli studiosi potranno ora testare farmaci e combinare i sintomi delle pazienti con specifiche proteine, dopo aver coltivato con successo in laboratorio 30 differenti tessuti prelevati in procedure chirurgiche. “Significa – dichiara Abbot – che potremo offrire tra breve nuovi trattamenti”. Grazie a questa ricerca le pazienti avranno meno interruzioni alla vita lavorativa, considerando che le donne affette da endometriosi hanno la probabilità di necessitare 10 o più assenze per malattia l’anno. Nello specifico, poter raccogliere le cellule insieme per la prima volta permetterà ai ricercatori di diagnosticare accuratamente le pazienti, limitando la necessità di interventi chirurgici invasivi e dolorosi. Lo sviluppo, aggiunge lo scienziato, consentirà ai ricercatori di testare farmaci sia nuovi che esistenti sui tessuti di laboratorio, piuttosto che su esseri umani.

 

La malattia, che insorge quando del tessuto simile al rivestimento dell’utero si riproduce fuori dell’organo, colpisce una donna su nove, ma i sintomi possono variare molto fra pazienti. Si tratta inoltre di una condizione associata a maggior rischio di infertilità e colpisce nel mondo circa 190 milioni di donne (tra il 2 e il 10% della popolazione femminile).

 

In Italia soffre di endometriosi il 10-15% delle donne in età fertile; la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o con difficoltà a concepire. Le donne con diagnosi di endometriosi sono almeno 3 milioni. Il picco dei casi si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in età più precoce. La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna.  L’endometriosi è caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Il tessuto è  influenzato dagli ormoni femminili estrogeni e va incontro a processi infiammatori acuti e cronici, che possono coinvolgere più organi, non solo pelvici.

 

Inserita tra i LEA (Livelli essenziali di assistenza) nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, l’endometriosi puo’ avere un impatto notevole sulla qualità di vita, sia per l’aspetto sintomatologico (dolori mestruali, dolore pelvico cronico, dolore durante i rapporti sessuali, difficoltà o dolore alla minzione, difficoltà o dolore alla defecazione), sia per il potenziale impatto negativo sulla fertilità. Ciò nonostante la patologia rimane sotto-diagnosticata. Per questo il Ministero della Salute ha esortato le donne con mestruazioni dolorose al punto da impedirne le attività quotidiane a rivolgersi al medico o allo specialista, in grado di indirizzare verso gli esami necessari per raggiungere una diagnosi accurata e avviare le cure appropriate.

 

Per valutare la reale diffusione dell’endometriosi e analizzarne i meccanismi alle base, nel 2021 è stato indetto un bando di ricerca (bando Endometriosi) rivolto a tutti i ricercatori del Servizio Sanitario Nazionale ed è stato firmato il decreto 22 marzo 2021, con cui si autorizza la spesa di 3 milioni di euro. Nove progetti di ricerca sono risultati in posizione utile ai fini del finanziamento ministeriale e ad essi sono state erogate le prime tranche anticipate per un totale complessivo di 1 milione di euro.