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Endometriosi, tre milioni di euro per la ricerca

Il bando ministeriale è rivolto a tutti i ricercatori del Sistema Sanitario Nazionale: nove i progetti

12/04/2023

Nonostante l’endometriosi colpisca nel mondo circa 190 milioni di donne – interessando tra il 2 e il 10% della popolazione femminile globale – rimane ancora oggi una patologia sotto-diagnosticata. A fronte di ciò il ministero della Salute esorta le donne con mestruazioni dolorose al punto da impedirne le attività quotidiane a rivolgersi al medico o allo specialista, in grado di indirizzare verso gli esami necessari per raggiungere una diagnosi accurata e avviare le cure appropriate. Di grande utilità è l’ecografia, soprattutto per le forme ovariche (cisti ovariche definite endometriomi) e le forme di endometriosi profonda (DIE). Sin dalla più giovane età è molto importante sapere che i dolori mestruali e durante i rapporti non sono normali e che non devono essere taciuti. Le donne che hanno la madre o una sorella affette da endometriosi hanno un rischio di svilupparla sette volte maggiore, chiarisce inoltre il Ministero.

 

Per valutare la reale diffusione dell’endometriosi e analizzarne i meccanismi alle base, nel 2021 è stato indetto un bando di ricerca (bando Endometriosi) rivolto a tutti i ricercatori del Servizio Sanitario Nazionale ed è stato firmato il decreto 22 marzo 2021, con cui si autorizza la spesa di 3 milioni di euro. Nove progetti di ricerca sono risultati in posizione utile ai fini del finanziamento ministeriale e ad essi sono state erogate le prime tranche anticipate, per un totale complessivo di 1 milione di euro.

 

L’endometriosi, condizione associata a maggior rischio di infertilità, in Italia riguarda il 10-15% delle donne in età riproduttiva. Questa patologia, inoltre, interessa circa il 30-50% delle donne infertili o con difficoltà a concepire. Nel nostro Paese le diagnosi di endometriosi conclamata sono almeno 3 milioni: il picco dei casi si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in età più precoce. La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni a tutto tondo per la donna. L’aspetto psicologico di questa malattia, infatti, è tutt’altro che trascurabile tra sofferenze fisiche – può avere infatti un forte impatto sulla qualità di vita – e ansie relative alla maternità.

 

L’endometriosi è caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Il tessuto è influenzato dagli ormoni femminili estrogeni e va incontro a processi infiammatori acuti e cronici, che possono coinvolgere più organi, non solo pelvici. Inserita fra i LEA (Livelli essenziali di assistenza) nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, l’endometriosi può avere un impatto notevole sulla qualità di vita, sia per l’aspetto sintomatologico (dolori mestruali, dolore pelvico cronico, dolore durante i rapporti sessuali, difficoltà o dolore alla minzione, difficoltà o dolore alla defecazione), sia per il potenziale impatto negativo sulla fertilità. Fra i trattamenti proposti per l’endometriosi l’uso dell’estroprogestinico o del solo progestinico è capace di migliorare il quadro sintomatologico in quanto abolisce la stimolazione ormonale e la crescita degli impianti endometriosici. È importante che tali preparati vengano assunti continuativamente per evitare lo sfaldamento dell’endometrio simil-mestruale che favorisce un ulteriore passaggio di endometrio attraverso le tube. Il trattamento più invalidante con gli analoghi del GnRH, farmaci che bloccano totalmente la stimolazione delle ovaie e quindi la produzione ormonale creando un quando endocrino e clinico di menopausa iatrogena (con gli inevitabili effetti collaterali quali vampate di calore, secchezza vaginale, aumentato rischio di osteoporosi), sono limitati a quei casi che richiedano un intervento chirurgico.