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Ecco come i batteri dell’intestino incidono sull’obesità

Scoperto il possibile meccanismo con cui il microbiota intestinale favorisce l'accumulo di grasso e il conseguente aumento dipeso

10/02/2022

Sappiamo da un numero crescente di studi che la salute del microbiota intestinale, l’ecosistema di microrganismi che occupa il tubo digerente, influisce in vari modi su quel che accade nel nostro corpo. Una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Metabolism spiega per la prima volta in che modo i microbi che ospitiamo possono avere un ruolo chiave sull’accumulo di grasso e di conseguenza sull’obesità.

Partendo dall’evidenza scientifica secondo cui il 10% delle molecole circolanti nell’organismo dei topi proviene dal loro microbiota, un team di ricercatori della Emory University School of Medicine di Atlanta ha voluto approfondire il fenomeno esaminando queste sostanze chimiche da vicino. Dal confronto con un gruppo di roditori privi di microbiota e allevati in condizioni di sterilità, l’equipe è riuscita a isolare una molecola antiossidante chiamata delta-valerobetaina (delta VB), scoprendo che la sua presenza favorisce l’aumento di peso.

Gli esperimenti hanno dimostrato che nei topi con un regolare microbiota la delta VB riduce le concentrazioni di carnitina, una sostanza che ha il compito di trasportare gli acidi grassi all’interno dei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, dove vengono scomposti e trasformati in energia. A tale riprova, gli animali in cui scarseggiava la carnitina sono stati alimentati con una dieta ricca di grassi: il risultato è stato un significativo aumento di peso e un accumulo di lipidi nel fegato. Indizi di questo meccanismo sono stati riscontrati anche negli esseri umani. Le analisi del sangue condotte su 214 adulti hanno evidenziato che i livelli medi di delta-valerobetaina erano più elevati del 40% nelle persone classificate come obese, ossia con un indice di massa corporea (IMC) superiore a 30.

Nel tirare le somme, il patologo e coautore della ricerca Andrew Neish ha spiegato che alcuni tipi di batteri che vivono nell’intestino producono probabilmente più delta-valerobetaina di altri, influenzando in questo modo la crescita della massa grassa. Detto in altre parole, la composizione del microbioma intestinale, che dipende a sua volta da varie circostanze come i farmaci assunti e la stessa dieta, è una variabile dell’equazione quando si parla di sovrappeso e obesità. Questo ovviamente non significa che i microbi del tubo digerente siano gli unici responsabili contro cui puntare il dito: l’obesità rimane una condizione su cui incidono più fattori, tra cui genetica, ambiente e stile di vita.

Gli autori sospettano inoltre che la sensibilità dei mammiferi verso la delta VB possa essersi evoluta in risposta alla necessità di accumulare grasso nei periodi di carenza di cibo. “Questo tipo di informazione potrebbe potenzialmente aiutarci a sviluppare una strategia personalizzata per perdere peso, anche se ci sono molte cose che dobbiamo capire meglio”, si legge in una nota conclusiva.