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Dormire poco fa male al cuore, ecco perché

Un sonno disturbato e irregolare, alterando i ritmi circadiani, aumenta il rischio di problemi cardiovascolari

24/02/2023

Dormire male, con frequenti risvegli notturni e con la durata del sonno che varia di molto da notte a notte, fa male anche al cuore, perché aumenta il rischio di aterosclerosi, cioè di alterazioni delle pareti delle arterie che possono portare all’insorgenza di problemi cardiovascolari e addirittura all’infarto.

 

L’allarme arriva da uno studio, pubblicato sul Journal of the American Heart Association, che ha coinvolto negli Stati Uniti 2.032 adulti in età matura di sei diverse comunità, escludendo i lavoratori a turni e i soggetti con apnea ostruttiva del sonno, già di per sé noto fattore di rischio per la malattia coronarica.

 

Ritmi circadiani

I partecipanti alla ricerca sono stati monitorati per una settimana e i dati raccolti hanno mostrato che quanti di loro presentavano una maggiore irregolarità del sonno avevano più probabilità di avere una maggiore presenza di calcio coronarico, più placche nelle arterie carotidi e una maggiore rigidità dei vasi sanguigni. Tutte condizioni che favoriscono l’aterosclerosi.

 

“Quasi tutte le principali funzioni cardiovascolari, tra cui la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, il tono vascolare e le funzioni endoteliali, sono regolate dai geni dell’orologio circadiano”, osservano gli autori dello studio. “L’interruzione o il disallineamento dei ritmi circadiani può quindi interrompere queste importanti funzioni cardiovascolari, con conseguente promozione dell’infiammazione cronica, alterazioni del metabolismo del glucosio, maggiore attivazione del sistema nervoso simpatico e aumento della pressione arteriosa, tutti fattori che predispongono al rischio di progressione dell’aterosclerosi“.

 

Sulla base delle correlazioni riscontrate, gli studiosi consigliano quindi di avere cura del proprio sonno e soprattutto di dormire lo stesso numero di ore ogni notte per prevenire l’aterosclerosi e le malattie cardiovascolari che ne possono derivare.