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Troppo sale nella dieta abbassa le difese immunitarie

Una ricerca internazionale ha verificato gli effetti negativi di un eccesso di sodio

23/02/2023

Troppo sale nella dieta fa alzare la pressione arteriosa mettendo a repentaglio la salute del cuore, questo si sapeva. Oggi sappiamo che un eccesso di sale nella dieta indebolisce anche le difese immunitarie dell’organismo, esponendo maggiormente alle malattie. L’allarme arriva da uno ricerca internazionale, coordinata dal VIB Center for Inflammation Research e dell’Università di Hasselt, in Belgio, e pubblicata su Cell Metabolism.

 

Cellule T

Gli studiosi hanno scoperto che un eccesso di sodio nell’organismo può compromettere l’attività delle cellule T regolatorie, chiamate anche Treg, che sono fondamentali nel determinare la risposta del sistema immunitario in presenza di infiammazioni. Addirittura, gli scienziati ritengono che un’alterazione delle cellule Treg sia legata allo sviluppo di malattie autoimmuni come per esempio la sclerosi multipla.

 

In particolare, i ricercatori hanno verificato che alti valori di sodio alterano il metabolismo cellulare delle Treg, innescando cambiamenti genici assai simili a quelli riscontrati nelle Treg disfunzionali presenti in alcune patologie autoimmuni. Da questa osservazione scientifica nasce dunque l’idea che un eccesso di sale nella dieta potrebbe contribuire al cattivo funzionamento delle cellule T regolatorie, rendendo l’organismo più vulnerabile nei confronti di alcune malattie.

 

Precauzioni

L’ipotesi sollevata dal nuovo studio deve ora essere confermata da ulteriori approfondimenti, ma i suoi fondamenti scientifici sono indiscutibili e raccomandano quindi di limitare il sale nella dieta non solo per la salute del cuore, ma anche per quella di tutto l’organismo.

 

“La migliore comprensione dei fattori e dei meccanismi molecolari che contribuiscono alla disfunzione delle Treg nell’autoimmunità è una questione importante, poiché le cellule T regolatorie svolgono un ruolo fondamentale non solo contro le malattie cardiovascolari, ma per esempio anche contro il cancro”, ha affermato il professor Markus Kleinewietfeld, che dirige il VIB Laboratory for Translational Immunomodulation nel commentare lo studio. “Tuttavia, sono necessari studi futuri per comprendere i meccanismi molecolari in modo più dettagliato e per chiarire la loro potenziale relazione con l’insorgenza di specifiche malattie”.