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Battere dolore e infiammazione nelle patologie reumatologiche, ecco come

Dolore e infiammazione sono due costanti nelle patologie reumatologiche. Per fermare la progressione della malattia, è fondamentale la diagnosi tempestiva

19/03/2023 - di Alessandro Malpelo

Le patologie reumatologiche interessano milioni di uomini e donne in Italia in forme più o meno gravi, e nonostante i risultati eclatanti ottenuti con le terapie biologiche, esistono forme morbose che possono, alla lunga, risultare fatali. Questo accade soprattutto perché al di là del sistema immunitario colpiscono anche altri organi, oltre all’apparato osteo-articolare.

 

Uno dei problemi è che spesso la sofferenza si trascina senza arrivare a una diagnosi certa, e anche quando i sospetti sono suffragati dagli esami c’è qualche esitazione a iniziare la terapia, oppure le cure vengono prese a intermittenza, senza una continuità.

 

«Abbiamo calcolato – afferma Silvia Tonolo, presidente Anmar, Associazione Nazionale Malati Reumatici – che circa il 30% dei malati reumatici in Italia riceve terapie inadeguate. Questo è stato appurato attraverso una indagine dell’Osservatorio Capire. Una conseguenza, secondo la nostra associazione, dei tagli alla spesa sanitaria, cui si somma la burocratizzazione del sistema sanitario».

 

Partendo da queste considerazioni è stato avviato un dialogo con le istituzioni e le regioni, per arrivare a condividere le linee di indirizzo nella prescrizione dei farmaci biologici e biosimilari.

 

Dal punto di vista statistico, quasi un italiano su dieci convive con una patologia reumatologica (se ne contano 150 fondamentali), oltre 300mila lavoratori lamentano una perdita di produttività (pensiamo ad esempio alle forme più gravi di artriti), e tra spese dirette e indotte si calcola in Italia una perdita complessiva fino a sei miliardi di euro l’anno.

 

«Lasciare un malato senza la possibilità di ricevere il farmaco indicato dal medico – ha scritto la responsabile giuridica dell’Osservatorio, Patrizia Comite – lede il diritto alla salute, costituzionalmente protetto. Rivolgiamo perciò un appello a tutte le istituzioni affinché siano salvaguardati i pazienti».

 

In questa ottica, a cosa puntano le terapie innovative? I medicinali (che qui non vengono citati, tali e tante sono le novità annunciate dalle diverse case farmaceutiche) devono affrontare le due costanti dell’infiammazione e del dolore.

 

Negli ultimi anni la ricerca ha fatto passi da gigante nell’identificazione delle cause delle principali malattie reumatologiche, con identificazione di marker diagnostici e di nuovi presidi terapeutici che hanno contribuito a migliorare la vita dei pazienti, anche se resta ancora tanto da scoprire a livello di farmaci mirati a contrastare la cascata infiammatoria a diversi livelli.

 

Che sia artrite psoriasica, lupus o spondilite anchilosante, lo scopo è quello di sconfiggere il dolore e tenere la malattia sotto controllo, impedendone una progressione. Ecco perché è sempre opportuno individuare la malattia nella fase precoce, e trattarla nelle prime fasi, quando è più facile impedire la progressione del danno.

 

Un tipico esempio di farmaco biologico utilizzato per il trattamento di malattie infiammatorie croniche (come l’artrite reumatoide o la psoriasica) vede una parte di molecola interagire in modo molto specifico e bloccare la citochina infiammatoria, mentre un’altra parte di molecola permette al farmaco di restare in circolo più a lungo.

 

«Le politiche di risparmio – sottolinea il prof. Mauro Galeazzi, responsabile scientifico dell’Osservatorio Capire – hanno portato tagli alla sanità in modo “lineare” sin dal 2008, compromettendo quello che funzionava.

 

L’intervento terapeutico deve essere immediato ora che abbiamo a disposizione terapie efficaci che hanno permesso di cronicizzare malattie che fino a pochi anni fa potevano essere letali. I farmaci che utilizziamo presentano senza dubbio dei costi ma questi devono essere visti come investimenti».

 

Secondo gli esperti e le associazioni, insomma, bisogna superare il concetto di programmazione rigida dei finanziamenti sanitari e sociali separati tra loro, per arrivare invece ad un sistema dove il farmaco viene visto come potenziale opportunità per i vantaggi che produce.