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Il battito? è una questione di valvole

Stenosi e insufficienza possono riguardare tutti e quattro i ’meccanismi’: le soluzioni disponibili sono diverse

19/09/2021 - di Maurizio Maria Fossati

Lo sapevate che il rumore del battito del cuore è generato dalla chiusura delle valvole cardiache? Ebbene sì. Il primo battito corrisponde alla chiusura di mitrale e tricuspide, mentre il secondo alla chiusura delle valvole aortica e polmonare. Ma se tutti sanno che il cuore è l’equivalente di due pompe in serie, una che spinge il sangue nei polmoni dove viene ossigenato e l’altra che lo manda a tutto l’organismo, non tutti hanno ben presente l’importanza delle quattro valvole che permettono al sangue di scorrere in un’unica direzione.

 

Sì, le valvole cardiache sono a tutti gli effetti delle valvole idrauliche che per funzionare alla perfezione devono aprirsi e chiudersi completamente, non permettendo al sangue di tornare indietro. Se una valvola non si apre a sufficienza e impedisce al sangue di circolare normalmente, siamo in presenza di “stenosi”. Se la valvola, invece, non si chiude bene, si dice che c’è “insufficienza”. In Italia i problemi alle valvole cardiache coinvolgono il 10% degli over 65, circa un milione di persone, e la prevalenza sta ovviamente aumentando con l’invecchiamento della popolazione.

 

La stenosi della valvola aortica è causata nella maggior parte dei casi dall’invecchiamento della persona e dalla calcificazione dell’anello valvolare. La riduzione della capacità di apertura della valvola porta a un sovraccarico ventricolare che ispessisce il ventricolo stesso, affaticando il cuore. Nei casi più seri si può giungere a un’insufficienza cardiaca con affanno sotto sforzo (dispnea), edemi polmonari o agli arti inferiori e dolori al torace. La sostituzione chirurgica della valvola diventa necessaria quando il restringimento è importante e sintomatico.

 

La stenosi della valvola mitrale, invece, può essere conseguenza di un reumatismo articolare acuto che colpisce soprattutto le donne giovani ed è spesso causato da un’angina batterica (Streptococco emolitico) non curata con antibiotici. Il paziente presenta solitamente un affanno, che all’inizio si manifesta a seguito di uno sforzo fisico, poi, progressivamente, anche a riposo. In caso di stenosi mitralica pura non accompagnata da rigurgito e se la valvola non presenta calcificazioni importanti, viene proposta una valvuloplastica percutanea. La pratica viene eseguita in anestesia locale, senza aprire il torace, mediante una sonda con palloncino che viene usata per separare i due lembi della valvola, consentendo in questo modo il ripristino dell’orifizio valvolare originale.

 

Con l’insufficienza aortica, invece, il cuore diventa ipertrofico e si dilata progressivamente per adattare il proprio volume anche alla quantità di sangue in reflusso. L’insufficienza aortica ventricolare è spesso legata alla degenerazione valvolare, più raramente dipende da malattie congenite o è conseguenza di un’endocardite (infiammazione di origine reumatica o batterica). Il trattamento medico consiste dapprima nel limitare gli sforzi, assumere cardiotonici e adottare una dieta senza sodio. Ma se l’insufficienza è importante, viene raccomandato il trattamento chirurgico con sostituzione della valvola. L’intervento viene effettuato a cuore aperto con l’ausilio di sistemi di circolazione extracorporea.

 

L’insufficienza mitralica, infine, può dipendere da numerose cause: prolasso della valvola, reumatismo atriale acuto dilatazione dell’anello valvolare, lesione dei pilastri o delle corde che tengono ferme le cuspidi valvolari. Il paziente avverte pochissimi sintomi ma è soggetto a soffio sistolico, tipico della malattia.

 

In ogni caso, quando le stenosi o le insufficienze sono gravi richiedono sempre interventi chirurgici che possono essere riparativi (con l’inserimento di anelli) o completamente sostitutivi. La scelta della tecnica dipende dallo stato della valvola, dalla causa del suo cattivo funzionamento (infezione o endocardite, malattia cardiaca reumatica, malformazione congenita ecc.) e dalle caratteristiche del paziente (età e patologie associate).