Dall’ipoacusia alla sordità conclamata: quali sono i livelli di decibel che segnano i vari step dell’udito
Qual’è il percorso che il suono deve intraprendere per poter essere decodificato? Detto in sintesi e considerata la complessità del cammino: il condotto uditivo capta le onde sonore, le vibrazioni vengono trasmesse all’orecchio medio grazie alla membrana del timpano. Questo porta a sua volta al movimento dei tre ossicini martello, incudine e staffa; i segnali meccanici vengono convertiti in elettrici e trasmessi al cervello attraverso il nervo acustico.
Tutto semplice? Sì, finché non arriva il momento (generalmente in tarda età oppure in condizioni cliniche particolari), in cui hai difficoltà a comprendere e sostenere un dialogo, soprattutto in ambienti rumorosi; hai la sensazione che le persone borbottino o sussurrino; che la musica abbia perso i suoni inducendoti ad alzare il volume della radio e della TV; che le conversazioni al telefono o al ristorante si facciano difficili. Sei in situazione di ipoacusia, ovvero diminuzione di udito che agli appositi apparecchi dà una mancata percezione dei suoni inferiori a 95 decibel.
Un trattamento tempestivo, attuato entro 72 ore dalla comparsa dei sintomi, è raccomandato per ridurre il rischio di danni permanenti. Hai una perdita di udito più marcata? Sei passato dall’ipoacusia ai primi gradi di sordità che è lieve nella soglia fra 20/40 decibel, quando solo la voce bisbigliata non viene percepita; media fra 40/70 decibel: la voce emessa a livello di normale conversazione non viene udita perfettamente. Se la perdita è attorno ai 70 dB, si percepiscono i suoni ma si ha difficoltà a distinguere le parole. In particolare se il deficit uditivo è presente in un bambino alla nascita o nel primo periodo di vita, l’acquisizione del linguaggio senza gli apparecchi acustici avviene in modo limitato e con un certo ritardo.
Sordità grave: soglia fra 70/90 decibel, quando la persona avverte solo alcuni suoni delle parole anche se pronunciate a intensità; sordità profonda superiore a 90 dB. Quando la causa non è nota e non è possibile fare ricorso a terapie specifiche, è attuato un trattamento che preveda la somministrazione di corticosteroidi per bocca o instillati in cavità timpanica. Fra le cause più ricorrenti: infezione dell’orecchio, timpano perforato, malattia di Ménière, esposizione prolungata a suoni e rumori molto forti e, prima fra tutte, l’età avanzata. Sempre da tenere presenti anche i traumi, farmaci e disturbi ereditari.
I possibili trattamenti includono apparecchi acustici, impianti cocleari, alcuni medicinali e la chirurgia. Nell’anziano è l’età, la grande livella dell’umanità per dirla con Totò, a fornire la maggioranza delle motivazioni. Ma non è da trascurare nemmeno l’ipoacusia del bambino, spesso inavvertita o tardivamente valutata. Si calcola che circa l’1,9% dei bambini ha problemi di udito e in più di 1 su 1.000 testati è stata riscontrata perdita permanente. La prevalenza è nei maschi. Le situazioni da tenere sotto controllo sono: la capacità del bambino di reagire ai suoni, il ritardo dello sviluppo verbale ed emotivo, le eventuali infezioni da citomegalovirus, i difetti genetici e in quelli più grandi le infezioni dell’orecchio o il tappo di cerume.
Ove possibile, si interviene sulla causa, ma possono essere necessari ausili acustici e in ultima analisi si può ricorrere a un impianto cocleare. I progressi in questo campo sono stati notevoli negli ultimi anni. Il grado minimo di riduzione permanente della capacità lavorativa, per la qualifica di invalido civile, è un terzo (33%) determinato in base alla tabella, approvata con decreto del Ministro della Salute del 5 febbraio 1992. Percentuale di invalidità e benefici ottenibili: fino al 33% nessun riconoscimento; dal 46% iscrizione nelle liste dei centri per l’impiego; dal 34% al 73% assistenza sanitaria e agevolazioni fiscali; dal 66% esenzione ticket sanitario; dal 74% al 100% prestazioni economiche (es. per i sordi: pensione; indennità di comunicazione).
Apparecchi acustici: ce ne sono per tutti i gusti. Difficile stabilire il modello ideale, che deve considerare alcuni aspetti, come il livello della propria ipoacusia, la forma del condotto uditivo, le abitudini quotidiane, il costo e altre preferenze personali legate allo stile di vita. Fra i vari apparecchi si vanno affermando sempre più quelli endoauricolari quasi invisibili, ma le varietà (retroauricolari, ricaricabili ecc.) sono di sicura efficacia se valutate preventivamente in sedi qualificate. In linea di massima, i prezzi degli apparecchi acustici vanno da oltre 300 euro a quasi 3000. L’ASL, eroga un contributo sull’acquisto totale o parziale degli apparecchi acustici che ammonta a circa 1300€.
Per usufruire del contributo devono sussistere alcuni requisiti: ipoacusia maggiore di 65 decibel riscontrata nell’orecchio più sano; ipoacusia inferiore di 65 decibel, ma con un’invalidità complessiva del richiedente maggiore del 34%; invalidità civile al 100% con accompagnamento; ipoacusia in età minore; ipoacusia sviluppata a lavoro accertata dall’INAIL. A queste circostanze si aggiungono le sordità maturate in guerra o durante il servizio militare. 30 giorni è il periodo di tempo minimo necessario per adattarsi al cambiamento, cercando di portare l’apparecchio esclusivamente in ambienti familiari, partecipando alle conversazioni e spegnendolo in ambienti numerosi.
C’è un’igiene di vita salutare a cui rifarsi anche nella prevenzione dell’ipoacusia, quando non intervengano fattori clinici di cui si è detto in altra parte di questa pagina: facendo attività motoria, riducendo o eliminando il consumo di alcool, tabacco, zuccheri, caffeina, dando giusto spazio al riposo e cercando di adeguarsi alle variazioni climatiche. La diagnosi precoce è sempre un’arma vincente perché permette di intervenire tempestivamente e correggere l’eventuale causa prima che aggravi la condizione dell’orecchio, come nel caso di una otite.
Allo stesso modo se in famiglia ci sono già stati casi di ipoacusia è consigliato fare uno screening che permetta di tenere monitorata la propria condizione. Sul posto di lavoro si possono indossare delle cuffie antirumore o tappi protettivi, che sono indicati anche nelle visite periodiche di medicina del lavoro. Nei momenti di svago evitare ambienti troppo rumorosi, come ad esempio le discoteche, soprattutto in quelle con più alto volume di musica. Lo stesso vale per la televisione, che andrebbero tenuta a un livello adeguato, specialmente se sono presenti bambini, che hanno un udito più sensibile rispetto a quello degli adulti.
Da ricordare che l’ipotonia da rumore è inclusa nelle tabelle Inail delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura formulate per il riconoscimento assicurativo (D.M. 9 aprile 2008). Tale patologia è inserita alla voce 75 della nuova tabella delle malattie professionali nell’industria, considerati i contrattempi da cui è già gravato quotidianamente il cittadino nelle città, nel rumore dei treni, nel decollo e nell’atterraggio degli aerei.