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Allergia? Combattiamo l’istamina

Oltre all’immunoterapia preventiva, è bene seguire una dieta ricca di cibi antiossidanti e antinfiammatori

18/03/2024 - di Maurizio Maria Fossati

Ben sappiamo che la vaccinazione, cioè l’immunoterapia specifica eseguita per tempo, è l’arma più efficace e sicura per combattere le allergie stagionali. Ma non sono in molti a sapere che un’adeguata alimentazione, ricca di composti naturali, può aiutare a superare meglio i periodi in cui siamo assediati da pollini e reazioni allergiche. «Tutti i cibi che contengono antiossidanti o antinfiammatori – spiega Viviana Vecchio, biologa nutrizionista milanese e specialista in Scienze dell’Alimentazione – possono contribuire a ridurre i sintomi delle allergie perché contrastano l’istamina, una sostanza coinvolta in molte risposte cellulari. L’eccessiva liberazione di istamina, infatti, ha un ruolo di primo piano nelle reazioni infiammatorie e nelle malattie allergiche IgE-mediate, quali riniti e congiuntiviti allergiche, orticaria, asma. Non a caso i farmaci usati per attenuare queste manifestazioni sono chiamati antistaminici».

 

Quindi, il primo consiglio per superare meglio i periodi critici dell’impollinazione è aumentare il consumo di cibi antiossidanti e antinfiammatori a scapito di quelli che inducono la liberazione di istamina?

«Certo. Sotto la guida di uno specialista dell’alimentazione sarebbe il caso di arricchire l’organismo di Omega 3 che riducono l’infiammazione, di zinco e selenio che sono antiossidanti, di quercitina, che si trova nella buccia della mela, nello zenzero, nel finocchio, nell’ortica, nel thè verde e nella camomilla, di vitamina D che aumenta la capacità di tolleranza del sistema immunitario, di ferro e probiotici. Nel contempo è meglio ridurre il consumo di alimenti che contengono istamina e ne inducono la liberazione come: insaccati e inscatolati, alcol, salse, formaggi stagionati, crostacei, cioccolato, frutta secca, caffè».

 

Facciamo un passo indietro. Vediamo come nasce un’allergia.

«L’allergia si manifesta quando il sistema immunitario scatena un’eccessiva risposta anticorpale nei confronti di alcune sostanze (detti allergeni) che considera dannose, mentre per la maggior parte delle persone sono sostanze innocue. La faccenda, però, si complica a causa delle cross reazioni alimenti-polline. Pensate che il 70% delle persone allergiche ai pollini può vedere peggiorati i sintomi a causa di reazioni crociate con alcuni alimenti. In molti cibi, infatti, ci sono molecole simili a quelle presenti nei pollini o negli acari della polvere. E anche queste molecole vengono riconosciute dal sistema immunitario come ‘nemiche’, scatenando una reazione simile a quella dell’allergia principale. Si tratta, comunque, di allergie alimentari che non si verificano in tutte le persone e con tutti gli alimenti che possono agire in cross reazione».

 

Quali sono le principali cross reazioni?

«Le principali crossreazioni avvengono tra pollini e alimenti di origine vegetale, solitamente della stessa famiglia, tra acari e crostacei/gasteropodi, e tra lattice e frutta esotica come banana, avocado, ananas. Per esempio l’allergene PR10 presente nel polline di betulla, è anche presente in alimenti come mela, kiwi, sedano, nocciole, carote, prugne, pesche, albicocche, ciliege, ecc. Così chi è allergico al polline di betulla, in periodo di fioritura, può identificare come ‘minacce’ anche questi alimenti».

 

La cottura dei cibi può aiutare?

«In alcuni casi sì. Alcune proteine (PR10 e profiline) sono termolabili e gastrolabili, quindi vengono inattivate dalla cottura e dall’acidificazione. Questo evita l’instaurarsi di reazioni allergiche gravi».

 

Consigli pratici contro le reazioni crociate?

«Innanzitutto togliere dalla dieta durante tutto il periodo di fioritara i cibi che cross reagiscono con i pollini ambientali. Poi assumere spesso bevande calde che aiutano a decongestionare le vie aeree spesso interessate dall’allergia. Cuocere la frutta. E, per gli allergici alle graminacee, può essere utile seguire un’alimentazione povera di glutine».

 

La proteina che spiega perché il gatto fa starnutire

Oltre a coccole e fusa, il gatto di casa può fare anche un regalo poco gradito: l’allergia.Si può guarire da questa particolare allergia? Sembrerebbe di sì, anche se non è frequente e ancora non si conoscono le ragioni, è la risposta degli esperti di ‘dottore, ma è vero che..?, il sito anti-fake news della Federazione degli Ordini dei medici. A provocare l’allergia non è, come spesso si pensa, il pelo dell’animale ma, nella maggior parte dei casi, la proteina Fel d 1, che si trova nella saliva e nelle ghiandole sebacee, e che quindi è frequente che l’animale porti sul pelo leccandosi.

 

Perché sembra più difficile guarire da questa allergia? Il motivo potrebbe essere la difficoltà di neutralizzare l’allergene che la determina. La proteina Fel d 1 può infatti persistere in una casa fino a sei mesi dopo che il gatto non vive più lì. E alcuni studi hanno mostrato che può anche disperdersi nell’aria: è stato trovato nelle scuole, nelle chiese, negli autobus e perfino negli ospedali. Ma allora si potrebbe essere allergici a uno specifico tipo di gatto e non a un altro? La risposta degli esperti è no: tutti i gatti producono allergeni e non esistono mici che non causano allergie. Ci sono, però, alcune razze che hanno meno peli o ne perdono meno e ciò può ridurre l’esposizione agli allergeni nell’ambiente. Inoltre, è vero che tutti i gatti producono la proteina Fel d 1, ma i livelli possono variare fino a 100 volte.