Venerdì 14 Febbraio 2025
REDAZIONE POLITICA

Ue, Tajani: “Non chiudere la porta ai conservatori”. Scholz: “No alle destre”. Von der Leyen, rischio franchi tiratori

Al via i giochi sulla nomina dei vertici a Bruxelles. Le indicazioni sulle candidature dovrebbero essere formalizzate nel Consiglio del 27 e 28 giugno. Tusk: “Meloni? Abbiamo maggioranza anche senza”. I Verdi: sì a coalizione, ma mai con Fratelli d’Italia

Roma, 17 giugno 2024 – Blindare la ri-candidatura di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. E’ questa la parola d’ordine della giornata di oggi a Bruxelles, sia al pre-vertice Ppe che durante i giochi sulla nomina dei vertici nel corso della cena informale dei capi di stato e governo. Le decisioni di stasera dovrebbero essere formalizzate nel Consiglio del 27 e 28 giugno. Macron e Scholz cercano di accelerare i tempi per chiudere i giochi prima delle elezioni in Francia del prossimo 30 giugno. Ma al momento non si può escludere che qualcuno metta loro i bastoni tra le ruote e che l'intesa sull'operazione non riesca a essere conclusa per quella data. 

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani con Ursula von der Leyen a Bruxelles (Ansa)
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani con Ursula von der Leyen a Bruxelles (Ansa)

Salvo colpi di scena, Ursula von der Leyen dovrebbe ottenere il via libera per il secondo mandato – informalmente – già questa sera. I rumors danno quasi per scontata anche la rielezione di Roberta Metsola, anche lei popolare, alla testa dell'Europarlamento per un altro mandato di due anni e mezzo. Mentre quando si parla dell’ex premier portoghese Andrea Costa, in pole per la presidenza del consiglio Ue e spinto dal polacco Tusk, e la premier estone Kaja Kallas per l’incarico di Alto rappresentate dell’Ue per la Politica estera, le certezze diminuiscono e si ha l'impressione che alcuni dei protagonisti della scena europea abbiano finora tenuto le carte coperte per potersele giocare al momento opportuno nel corso della cena di questa sera. 

Di sicuro il focus al momento è sul prossimo presidente della Commissione e la distribuzione degli incarichi all'interno del futuro esecutivo europeo. Prima di tutto occorrerà, come si è detto, blindare la cosiddetta maggioranza Ursula all'interno del Ppe, poiché se è vero che popolari, socialisti e liberali possono contare su 406 seggi contro i 361 necessari a dare luce verde alla nomina, è anche vero che il fenomeno dei franchi tiratori fa apparire esiguo questo margine di sicurezza. E quindi si punta ad allargare la coalizione per contare almeno su una parte dei 52 eurodeputati eletti nei gruppo dei Verdi. Ma forse anche sull'appoggio esterno della delegazione di Fratelli d'Italia. Che potrebbe arrivare in maniera più o meno esplicita se sarà accolta la richiesta di avere una vicepresidenza di peso all'interno della Commissione.

Non credo sia il mio ruolo convincere Meloni”, ha dichiarato oggi il polacco Donald Tusk, forte di “una maggioranza al Parlamento del Ppe, S&d e liberali e qualche gruppo più piccolo”. Sicurezze, a suo parere, “più che sufficienti per gestire il nuovo panorama, compresa la presidenza della Commissione”.

Da sinistra: Ursula Von der Leyen, Donald Tusk, Giorgia Meloni
Da sinistra: Ursula Von der Leyen, Donald Tusk, Giorgia Meloni

Ma Meloni lo ha detto chiaro: l’Italia deve contare di più in Europa. Ed è la posizione ribadita anche dal ministro Antonio Tajani oggi a Bruxelles: "Credo che l'Italia debba avere un vicepresidente e un portafoglio di grande importanza. E' la seconda manifattura d'Europa, un Paese fondatore, abbiamo un ruolo importante, credo che ci spetti la vicepresidenza". Tajani ha poi aperto ai conservatori al pre-vertice Ppe: "Io credo che non si possano chiudere le porte ai conservatori. Perché una realtà così variegata nel Parlamento europeo non può chiudersi in una maggioranza a tre. E bisogna tenere il dialogo e tenere ben differente la posizione dei conservatori da quella di Identità e Democrazia e dei Verdi". 

Non è dello stesso avviso il cancelliere tedesco Scholz che chiosa: "Credo che riusciremo a trovare rapidamente una soluzione sensata. È chiaro che in Parlamento non deve esserci alcun sostegno per il presidente della Commissione che si basi su partiti di destra e populisti di destra".

Anche i Verdi si dicono contrari ad una partecipazione di FdI. "Siamo disponibili a entrare in una coalizione a sostegno della presidenza della Commissione europea per proseguire le politiche del Green Deal, ma mai con una partecipazione formale anche di Fratelli di Italia", ha messo nero su bianco il co-presidente Terry Reintke.

Dunque, già da stasera, la battaglia si combatterà sul fronte degli incarichi in Commissione, con il rischio paventato di un eventuale ritardo nelle scelte sui top job, perché, si sa, nulla è deciso fino a quando non ci sarà una decisione su tutto il pacchetto.