Sabato 27 Luglio 2024
DAVID ALLEGRANTI
Politica

La strategia di Tajani: un partito ’normale’ per bilanciare gli eccessi della Lega

Dalla condanna del Cremlino sul caso Navalny al rifiuto di Marine Le Pen. Nelle ultime mosse del berlusconiano il disegno di un ritrovato asse con FdI

Roma, 25 febbraio 2024 – L’armonia tra i partiti di una coalizione è una rarità e l’attuale maggioranza, alle prese con più di un duello interno, lo dimostra. La prima competizione, ormai diventata un classico, è quella fra Lega e Fratelli d’Italia e viene alimentata quotidianamente. Terzo mandato, elezioni regionali in Sardegna, nomine nelle società pubbliche, politica estera, eccetera. Relativamente più nuova, invece, è la competizione fra FI e Lega.

Antonio Tajani
Antonio Tajani

Questione di sopravvivenza politica per entrambi i leader. Il primo, Antonio Tajani, confermato alla guida del partito di Berlusconi nel primo congresso senza il fondatore del vecchio centrodestra, deve reinventare gli azzurri restando ancorato a principi e valori europeisti e liberali, in un mondo in cui la libertà è sempre più a rischio, nel solco del Ppe.

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Il secondo, Matteo Salvini, deve portare a casa qualche risultato dopo aver scoperto quant’è difficile fare il capo di un partito che, dopo il 34% delle Europee del 2019, ora arranca per arrivare al 10. Se la prima competizione era già stata in realtà risolta alle ultime elezioni politiche a vantaggio di FdI, che non a caso esprime la presidente del Consiglio, quella fra FI e Lega è ancora in pieno svolgimento. D’altronde, il partito creato da Berlusconi ha la possibilità di pareggiare se non superare la Lega alle prossime Europee, diventando il secondo partner della coalizione del destra-centro. Per Giorgia Meloni sarebbe un aiuto notevole per provare a contenere – ma non umiliare – l’ingombrante alleato Salvini, sempre più spostato a destra. Soprattutto se alle elezioni Usa vincerà Donald Trump. I rapporti di Tajani con Meloni sono ottimi e su diversi punti c’è corrispondenza politica sui temi più rilevanti, come la politica estera, che in un anno elettorale così denso come questo sarà ancora più centrale.

La sortita di Tajani, dopo la morte di Navalny e i dubbi di Salvini, è in piena sintonia con la posizione del governo Meloni e dell’Ue (e, se vogliamo, è persino in controtendenza rispetto alla storia berlusconiana): "Si può morire per mano di un killer o per morte procurata: provocata direttamente o meno è sempre un omicidio. Il Cremlino ha una responsabilità enorme", ha detto Tajani, mentre Salvini è ancora ad aspettare che medici e giudici russi ci dicano chi è che ha ucciso Navalny. Già in altre circostanze Tajani ha rimarcato la differenza che c’è fra essere di centrodestra e essere di estrema destra. Come quando ha spiegato che Forza Italia con la signora Marine Le Pen e con Alternative für Deutschland, alleati della Lega e del gruppo europeo di Identità e Democrazia, non può avere niente a che fare. In questo modo, Tajani cerca di rassicurare l’elettorato moderato che non vuole morire salviniano (o meloniano) e che potrebbe essere tentato dal centro liberal-democratico.

Tuttavia, la spaccatura fra Italia Viva e Azione e la fine del Terzo Polo – due eventi poco compresi dall’elettorato di centro e riformista, che sperava in una alternativa alle due coalizioni – aiutano Forza Italia nella competizione con la Lega. D’altronde, in un mondo di piromani, servono anche dei pompieri.