Martedì 23 Aprile 2024

Analisi di una sconfitta: Schlein, programmi flop. Meloni si prende la scena e ridisegna il fisco

La leader dem ha pagato le scelte sulla segreteria e sui temi caldi. Pesa anche la quasi totale scomparsa durante l’emergenza alluvione

Elly Schlein

Elly Schlein

Roma, 31 maggio 2023 – Elly Schlein è stata la scelta giusta per guidare il Pd? È una domanda che in molti iniziano a porsi di fronte ai sondaggi e ai risultati elettorali locali. Tre appaiono i punti fondamentali di debolezza della leader democratica fino a oggi.

Elly Schlein
Elly Schlein

Primo, in un partito vecchia maniera come il Pd aver preso la leadership vincendo le primarie aperte a sorpresa, e senza il voto della maggioranza degli iscritti, poteva sembrare un segnale innovativo. Tuttavia, iniziare con la maggioranza dei militanti e dei dirigenti del partito non a proprio favore non è stato il migliore degli auspici per Schlein. Una posizione aggravata ancor di più dalle prime scelte della neo-segretaria che ha optato per una segreteria a sua immagine e somiglianza, fatta da nomi nuovi ma anche di inesperienza, di scarso rispetto degli equilibri interni e valorizzando poco chi l’aveva supportata nel partito alle primarie. Dunque, una partenza con malumori interni e una leadership malferma.

Secondo, un programma politico troppo schiacciato su posizioni progressiste. Diritti civili, antifascismo militante e ambientalismo non scaldano i cuori della maggioranza dei cittadini, in particolare nella provincia. Una provincia che, in Italia, rappresenta i tre quarti degli elettori. Troppo poco Schlein si è esercitata su ciò che conta davvero nella vita quotidiana delle persone: fisco, politica industriale, servizi pubblici, welfare, politiche migratorie, rapporto tra Italia e Unione Europea. È su questo che gli elettori vogliono sentire una proposta, soprattutto quella decisiva porzione di moderati che, di fronte al radicalismo progressista, preferisce aggrapparsi alla destra. Davvero sul piano fiscale la segretaria può limitarsi a proporre aumenti di tasse sul patrimonio? Peraltro proprio mentre, incassata la vittoria elettorale, la premier Giorgia Meloni tira dritto e ridisegna l’Irpef? E sul fronte della politica ambientale a presentare soltanto una moltitudine di divieti, obblighi e costosi adeguamenti richiesti ai cittadini per essere green? E, rispetto al futuro del patto di stabilità, del Mes e del Pnrr, quali sono le idee di Schlein? Le mancate risposte a queste domande, tra molte altre, penalizzano risultati e popolarità della leader democratica.

Terzo, la scomparsa quasi totale di Schlein dall’emergenza scaturita dall’alluvione in Emilia-Romagna, regione di cui è stata assessore e vicepresidente. Un oscuramento mediatico che stride con la sua proposta ambientalista e al tempo stesso mostra una scarsa attitudine a formulare proposte per gestire le emergenze, attributo fondamentale della leadership politica. Sembra quasi che Schlein abbia paura di esporsi sull’alluvione forse per timore che qualcuno le rinfacci le responsabilità politiche di quando era in regione.

Questi tre errori hanno azzoppato la capacità del Pd di recuperare consensi e hanno fatto sprofondare ulteriormente il rapporto tra partito e territorio. Nei sondaggi il Pd è fermo, nelle amministrative perde. Cosa resta a Schlein? Le grandi città con le Ztl e la borghesia istruita che sostengono, e forse troppo influenzano, la piattaforma ultra-progressista del Pd. Di questa forma mentis, e forse anche di questo radicamento metropolitano, Schlein dovrà in parte liberarsi se vorrà avere qualche possibilità di migliorare i propri consensi. E questo cambiamento dovrà già vedersi nelle elezioni europee del 2024, anche perché oggi siamo di fronte a una delle rare volte in Italia in cui la stabilità della leadership dell’opposizione appare più precaria di quella governativa.