Lunedì 29 Aprile 2024

La caccia al bis a Bruxelles. Ursula in crisi cerca voti a destra: "Decidiamo noi chi entra in Europa"

Von der Leyen lancia la campagna elettorale per la Commissione, tra grane giudiziarie e perplessità nel Ppe. La presidente uscente spera di trovare sponde tra i conservatori. E infatti attacca i sovranisti "amici di Putin".

Von der Leyen lancia la campagna elettorale per la Commissione

Von der Leyen lancia la campagna elettorale per la Commissione

Roma, 8 aprile 2024 – Ursula von der Leyen non ha attraversato settimane facili. La presidente della Commissione Ue, in corsa per la rielezione, è sotto pressione per le presunte irregolarità nell’acquisto comune dei vaccini e per la nomina di Markus Pieper a inviato Ue per le Pmi, malgrado il fatto che fosse il peggiore tra i candidati pre selezionati e che il commissario responsabile, Thierry Breton, avesse raccomandato un altro nome. Ma la presidente uscente sembra aver ancora la forza di suonare l’ultima carica e l’ha fatto nella riunione dei popolari europei ad Atene con un discorso che prelude una virata a destra.

Questo approccio fondato su sicurezza, contrasto all’immigrazione ("Decidiamo noi chi entra in Europa"), investimenti in difesa, rallentamento delle politiche ambientaliste, sembra inevitabile poiché il Ppe non vuole rimanere schiacciato dalla crescita dei partiti conservatori e dell’estrema destra. Von der Leyen cerca così di prevenire lo spostamento degli elettori moderati verso questi partiti, anche se naturalmente entrano nella partita i fattori nazionali di ogni Paese. Il messaggio è chiaro: si può essere europeisti come i popolari, a favore di una ulteriore integrazione europea in alcuni settori, ma al tempo stesso promuovere politiche di destra su immigrazione, sicurezza e ambiente. Von der Leyen assume questa posizione in casa di un altro possibile candidato del Ppe alla presidenza della Commissione, il premier greco Mitsotakis. È come se la presidente stesse cercando di inchiodare il partito alla sua posizione politica, lo Spitzenkandidat può anche diventare qualcun altro, ma la linea è tracciata. Von der Leyen è stata categorica su un altro punto e cioè nessuna alleanza con i partiti filo-russi, come Front National, AfD, Lega, Fidesz. Tradotto: ci può essere un’alleanza con partiti conservatori come Fratelli d’Italia, filo-atlantici che sostengono l’Ucraina, escludendo gli estremi.

È d’altronde il gioco strategico della premier Meloni: inserirsi nello spazio tra popolari e conservatori, fare da collante, forte del governo di un grande Paese, assicurare ai popolari i voti per eleggere il presidente e formare una Commissione più sbilanciata a destra. Certo, se von der Leyen venisse bocciata dopo le Europee ed emergesse un altro candidato del Ppe, per Meloni sarebbe forse più difficile la trattativa per formare la nuova Commissione, visto il buon rapporto con la presidente uscente, ma a ogni modo per il Ppe non sarà facile sottrarsi a un rapporto coi conservatori, proprio perché questi hanno sottratto loro molti voti negli ultimi anni e possono continuare a farlo.

Tornare a essere solo centristi e siglare un rapporto esclusivo soltanto con liberali e socialisti rischia di essere un boomerang sul piano elettorale sia a Bruxelles che nei contesti nazionali. Invece una collaborazione con i conservatori ha in potenza due valenze positive: rafforzare la posizione filo-ucraina e di investimento nella difesa e spaccare il fronte della destra evitando saldature tra conservatori e nazionalisti antisistema. Il cammino di von der Leyen può essere fermato da alleati e avversari interni, ma cambiare la posizione del Ppe che ella ha disegnato sarà difficile per ogni altro possibile candidato alla presidenza della Commissione.