Lunedì 29 Aprile 2024

Ius Scholae, la Chiesa si schiera: basta ideologie, l'Italia sta cambiando

Monsignor Perego (Cei): "Altre priorità? Ne parliamo da almeno 15 anni, contrapporre il caro bollette non ha senso"

Monsignor Gian Carlo Perego

Monsignor Gian Carlo Perego

Roma, 2 luglio 2022 -  La Chiesa cattolica si schiera sullo spinoso tema dello Ius Scholae. "La riforma della cittadinanza con lo Ius scholae va incontro alla realtà di un Paese che sta cambiando", dice all'Ansa monsignor Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e Presidente della Fondazione Migrantes nella Cei. "Spero che le ragioni e la realtà prevalgano rispetto ai dibattiti ideologici per il bene non solo di chi aspetta questa legge ma anche dell'Italia che è uno dei Paesi più vecchi", il suo appello. E alle forze politiche che affermano non sia una priorità replica: "Ne parliamo da almeno quindici anni, contrapporre il caro-bollette non ha senso". La proposta di legge sullo Ius scholae è arrivata alla Camera mercoledì dopo essere stata licenziata in Commissione grazie all'asse centrosinistra-Cinque stelle. Una "forzatura" secondo il centrodestra, con la Lega che aveva addirittura minacciato di uscire dal Governo, sostenendo che ci fossero altri temi da anteporre alla riforma della cittadinanza. Più cauta Forza Italia, che si dice favorevole al principio mentre stamattina il coordinatore Antonio Tajani spiega che "cinque anni senza certificazione" per la cittadinanza così come "li vuole imporre la sinistra" "non sono sufficienti".

Oggi l'intervento dei vescovi che a proposito delle contrapposizioni politiche, sottolineano come la legge sullo Ius scholae "viene letta con parametri ideologici e non guardando invece alla realtà. Quella di un milione e quattrocentomila ragazzi, dei quali 900mila alunni delle nostre scuole e gli altri che hanno più di 18 anni, che aspettano di essere cittadini italiani".

Aggiunge Monsignor Perego: "La realtà, e di questo dovrebbe tenere conto tutta la politica, è quella di un'Italia che è cambiata, con cinque milioni e mezzo di migranti che sono un mondo di famiglie, di studenti, di lavoratori". Quindi, prosegue l'esponente della Cei "occorre leggere la situazione e utilizzare lo strumento della cittadinanza per rendere partecipi di questa trasformazione le persone che attendono ma anche gli italiani che sempre si sono dette favorevoli, nei sondaggi sono oltre il 70 per cento, a questo provvedimento".

Per monsignor Perego non si tratta di "mettere in contrapposizione lo Ius scholae allo Ius sanguinis che tutela soprattutto i nostri emigranti all'estero. Ma di tutelare e riconoscere una presenza e una risorsa importante sul piano scolastico e lavorativo, per costruire il futuro del Paese".

E ancora: "Se le persone non partecipano alla vita delle città, se non vengono riconosciuti cittadini, rischiano di non sentirsi parte del Paese". Il rappresentante della Conferenza episcopale italiana spiega anche che questo "potrebbe favorire una maggiore mobilità in Europa. Il poter diventare cittadini italiani in un contesto europeo aiuterebbe anche una circolarità del mondo migratorio in Europa".

La posizione dei vescovi è netta. "La Chiesa italiana continuerà a sostenere questo tipo di linea che legge una realtà che già c'è, la politica deve prenderne atto" e "non ha senso affermare che ora ci sono altre emergenze perché questo tema non esiste da oggi ma da anni, almeno quindici". La conclusione di mons. Perego è un appello che suona come monito: "Ora spetta alla politica fare uno scatto e uscire dalla ideologia".