Lunedì 14 Ottobre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

L’ex ministro Claudio Martelli: "Qualcuno cerca lo scontro. E non sono solo i magistrati"

L’esponente socialista è stato ministro di Grazia e Giustizia dal 1991 al ’93: troppe frasi in libertà. "Trovo sciagurata la tendenza di certe toghe a commentare le decisioni della politica"

Roma, 3 dicembre 2023 – Onorevole Claudio Martelli: da ex Guardasigilli e dirigente socialista, come valuta questo nuovo capitolo dello scontro tra politica e magistratura? "Sembra che siano dei fili ad alta tensione che in un modo o nell’altro connettono la funzione giudiziaria alla politica, e ogni volta che qualcuno li sfiora si scotta. C’è qualcosa di storto in radice. Sono invalse abitudini un po’ allegre. Ogni volta si dicono frasi in libertà che escono dai binari di rapporti corretti. Sembra che talvolta si cerchi deliberatamente lo scontro. E non dico che sia sempre a opera della magistratura". In Aula Crosetto ha smorzato i toni, salvo paragonarsi a Bettino Craxi... "Mi ha sorpreso la battuta. Una persona a modo, che era sempre rimasto entro i confini della polemica, con quest’ultima uscita si presta a qualche rilievo. Non so che cosa facesse Crosetto al tempo, ma certamente poteva risparmiarselo, perché mi pare uno sfregio nei riguardi di Craxi".

L'ex ministro Claudio Martelli (Ansa)
L'ex ministro Claudio Martelli (Ansa)

Si ha l’impressione che, dopo aver festeggiato gli altrui guai giudiziari, quando i partiti approdano al governo scoprano le contraddizioni del rapporto con la magistratura... "Bisognerebbe fare una casistica per capire se nella maggioranza dei casi siamo di fronte a un’esuberanza dei pm o di alcuni politici. In generale si ha l’impressione, fatta propria dalle istituzione europee, di una tendenza della magistratura e i pm a farsi giustizia da sé. Non instaurano un dialogo: iniziano la polemica parlando di attacchi alla Costituzione e usando toni aggressivi. Questo non aiuta". Secondo lei l’attuale conflitto trae origine dalla riforma istituzionale sul premierato? "Non credo che sia questa la ragione. È vero che molte volte la magistratura è insorta contro provvedimenti non graditi promossi da questo o quel governo. Quando ero ministro organizzarono uno sciopero generale contro l’istituzione della Procura nazionale antimafia promossa insieme a Giovanni Falcone. Non è la prima volta né sarà l’ultima". Ma il premierato ha già suscitato proteste tra le toghe... "Se quella fosse la ragione, non si capisce in che modo il varo della riforma del premierato leda o diminuisca funzioni o poteri della magistratura. Tutt’al più potrebbe essere il capo dello Stato, di cui è nota la discrezione, a valutare cosa riterrà legittimo dire o fare". Si obietta che la riforma lede le prerogative parlamentari e appunto la Costituzione... "Trovo abbastanza sciagurata questa tendenza da parte di alcuni magistrati a commentare polemicamente, sarcasticamente e in modo quasi inquisitorio le decisioni del governo e del Parlamento. Non è compito della magistratura, che le leggi le deve applicare. Se posso ravvisare un limite nell’impeccabile presidenza di Sergio Mattarella, riguarda proprio una certa tolleranza rispetto a certo attivismo polemico giudiziario spesso ingiustificato. Ne ha avuto prova anche il ministro Nordio quando ha annunciato le riforme". Ma le riforme della giustizia restano al palo. Un tacito scambio per guadagnare il silenzio delle toghe sul premierato? "Sarebbe una specie di suicidio politico. Se si annuncia una riforma poi non si può spiegare di aver sbagliato. Allo stato attuale non si più dubitare della valutazione da parte del governo sulla primaria importanza della riforma istituzionale". Qual è il suo giudizio sul premierato? "Mi sembra francamente un po’ abborracciata. Si capisce l’intenzione ma, quando poi si introduce anche possibilità di un cambio del premier in corsa, mi pare che si fuoriesca dall’idea di avvicinare il mandato popolare. Io comincerei con un dibattito parlamentare da cui emerga un orientamento, per poi lavorare su quello. Non dovrebbero essere i governi a fare le riforme costituzionali".

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