Ancora una manciata di giorni e il puzzle della nuova Commissione europea, la seconda guidata da Ursula von der Leyen, sarà completo. E per l’Italia, se saranno confermate le indiscrezioni che girano con insistenza fra Roma, Francoforte e Bruxelles, non andrà affatto male. Al ministro degli Affari Europei, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, candidato unico per una poltrona di commissario, saranno affidate due deleghe di peso, quella dell’Economia e il Pnrr, accompagnate da una vicepresidenza esecutiva. Alla fine von der Leyen non ha voluto lo strappo con un governo che pure aveva votato contro la sua riconferma e ha giocato tutte le armi della diplomazia per portare per la prima volta, nei piani alti dell’esecutivo comunitario, l’esponente di un partito iscritto di diritto nell’area populista, come ha scritto ieri il quotidiano tedesco Die Welt.
Di fatto un riconoscimento del peso che l’Italia ha nell’Unione in qualità di socio fondatore, ma anche un apprezzamento della candidatura Fitto, politico di lungo corso apprezzato a Bruxelles e con una lunga esperienza e conoscenza degli ambienti comunitari. Per la verità, l’Italia aveva puntato anche a un’altra delega, quella delle Politiche di coesione, molto importanti per il nostro Paese soprattutto per due motivi. In primo luogo, l’ingente dote di fondi comunitari che si porta dietro. Il secondo, è che è in corso una delicata trattativa proprio per riformare le regole e rivedere i criteri per l’assegnazione delle risorse. Un percorso che potrebbe riservare brutte sorprese e che potrebbe finire nelle mani di Sofia. In compenso, la delega sull’Economia, dovrebbe dare qualche garanzia in più sul fronte dei conti pubblici per un Paese che si trova in piena procedura di infrazione per extra-deficit.
Le trattative per la nascita del nuovo esecutivo comunitario sono, comunque, a buon punto e già entro la fine della settimana von der Leyen potrebbe scoprire tutte le carte. Ci saranno 4 vicepresidenti esecutivi, accanto all’alta rappresentate dell’Ue per gli Affari esteri, l’estone Kaja Kallas. Oltre a Fitto, gli altri numeri due con deleghe pesanti potrebbero essere il conservatore lettone, Valdi Dombrovskis, che sarà responsabile per "l’espansione e la ricostruzione dell’Ucraina", la socialista Teresa Ribera Rodriguez, già ministro per la Transizione ecologica nel governo di Pedro Sanchez a Madrid, che si occuperà della transizione sociale, digitale ed ecologica mentre al liberale francese, Thierry Breton, sarà affidata la responsabilità dell’industria e dell’autonomia strategica.
Al momento, nella nuova Commissione, ci sarebbero 10 donne, inclusa la presidente, su 27 membri, 3 in meno per avere quella parità di genere fortemente voluta da von der Leyen. Ma la componente “rosa“ potrebbe crescere ancora dopo le interviste con la presidente della Commissione e dopo le audizioni con il Parlamento europeo, che tradizionalmente respinge sempre qualche candidato. Nella scorsa legislatura ci furono tre bocciature.
Resta il fatto che quasi nessun Paese ha indicato, come avrebbe voluto von der Leyen, una rosa di candidati con un uomo e una donna. L’ultima designazione è arrivata ieri proprio dal Belgio, alle prese con la difficile formazione del governo dopo le elezioni di giugno. E l’indicazione è caduta su una donna, la ministra degli Esteri Hadja Lahbib. La Romania ha invece cambiato candidato e ha nominato l’eurodeputata Roxana Mînzatu al posto di Victor Negrescu. Sempre per allargare la compagine femminile, sarebbe anche in corso una trattativa con Malta che potrebbe sostituire il già indicato 34enne Glenn Micallef, funzionario pubblico che è stato a capo della segreteria del premier Abela. Se le indiscrezioni saranno confermate, la nuova Commissione sarà spostata a destra, con 15 rappresentanti del Ppe, 5 socialisti, 4 liberali, uno dell’Ecr, uno dei Patrioti e un indipendente.