Siluro Cinque Stelle al decreto Salvini. Ma Di Maio ferma i nuovi ribelli

Lettera di diciannove deputati. Il leader: "Dovete essere leali"

Salvini, Conte e Di Maio col protocollo d'intesa sui rifiuti (Ansa)

Salvini, Conte e Di Maio col protocollo d'intesa sui rifiuti (Ansa)

Roma, 20 novembre 2018 - Pace fatta? In apparenza: lo scontro, nella migliore delle ipotesi, è solo rinviato. Il senso politico della giornata lo mette plasticamente in scena quella sedia vuota nella conferenza stampa a Caserta: lì avrebbe dovuto esserci Salvini, purtroppo ha dovuto disertare: "Si è fatto tardi. Devo andare alla cena di gala per l’emiro del Qatar al Quirinale, con tanto di smoking". La scusa – perché di questo si tratta – si vede a occhio nudo: non ha voluto siglare con la sua presenza un accordo che non è pronto ad accettare. A confermare le resistenze alla linea Di Maio–Conte che rispecchia il contratto di governo sui termovalorizzatori ("roba vintage") provvedono i leghisti: "Li fanno in tutta Europa. O all’estero sono istupiditi, oppure c’è qualcosa di sbagliato nel partito del no". Il capo del Carroccio chiede "alternative" ai pentastellati e annuncia che andrà a Copenaghen per vedere l’impianto di smaltimento con la pista da sci sul tetto. "Ce la vedo ad Acerra", sibila Di Maio

Se quello dei termovalorizzatori resta – malgrado le rassicurazioni di facciata – il fronte più critico, rimangono accesi mille fuocherelli. Come la riapertura del nervosismo sul decreto sicurezza per via di 19 grillini che a Montecitorio hanno inviato una mail al capogruppo per rivendicare modifiche (hanno presentato 8 emendamenti) al documento licenziato dal Senato, lamentando la "scarsa collegialità". Qualcuno dice che 2 firme siano state aggiunte per errore, di fatto molti di loro sono riconducibili al presidente della Camera Fico e ciò accresce l’irritazione di Salvini, pronto a ritorsioni sul ddl anticorruzione: "Il decreto va approvato in fretta". Altrimenti decade. Aleggia il fantasma della fiducia, mentre Di Maio stoppa i dissidenti: "Mi aspetto lealtà al governo e alla maggioranza".

Ad aggiungere tensione, il pacchetto di nomine da completare: a chi dà per scontata quella di Minenna alla Consob ipotizzando che possa avvenire tra domani e mercoledì al Quirinale fanno sapere che la voce non trova fondamento. In vista delle Europee, la situazione non potrà che peggiorare: i due soci hanno necessità di distinguersi. Di qui le punzecchiature del vicepremier M5s su Berlusconi: "Sono alleati, mi aspetto che Salvini lo veda". Un colpo basso per Matteo cui – puntando ai voti grillini – non giova essere avvicinato al Cavaliere. Ma fa di necessità virtù, strizzando l’occhio a FI: "Mi auguro di poter lavorare presto insieme", dice a Tajani. In questo momento, però, una guerra aperta non è gradita a nessuno: "L’Europa vuole farci polemizzare dobbiamo essere compatti, perché uno squalo si avvicina se gli fai sentire l’odore del sangue", riassume Salvini. Ma la bomba ad orologeria dei termovalorizzatori, che rinvia al problema più generale del rapporto con l’ambiente e lo sviluppo, resta innescata.

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