Venerdì 26 Luglio 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Forza Italia va a congresso, il primo senza Berlusconi. E Tajani guarda al centro

Oggi e domani l’assise azzurra a Roma. Il vicepremier sarà rieletto segretario per tre anni. I dubbi sulla presenza di Marta Fascina. Appello alle forze del popolarismo europeo

Roma, 23 febbraio 2024 – Non è uno di quei congressi che vengono seguiti con la suspense incombente e il cuore in gola. L’esito dell’assise di Forza Italia che inizia oggi è già predeterminato: le incognite riguardano i particolari. Prima fra tutti, se Marta Fascina – come assicurano ai piani alti – sarà realmente presente al Palazzo dei congressi dell’Eur, dove domani i 1309 delegati azzurri incoroneranno segretario per tre anni Antonio Tajani.

Antonio Tajani (Ansa)
Antonio Tajani (Ansa)

Nessuna apprensione neppure per i suoi vice: quattro i posti disponibili, altrettanti i candidati che rappresentano tutte le anime del partito. Roberto Occhiuto è considerato vicino al leader, Deborah Bergamini ha buoni rapporti con la famiglia Berlusconi, in particolare con Marina, Stefano Benigni è fedelissimo dell’ultima compagna del Cavaliere e poi c’è Alberto Cirio, espressione dei territori, sicuramente legato a Tajani anche se in passato era vicino a Licia Ronzulli. Siccome non sono previsti vicari, l’unica sfida sarà per la carica di sostituto: in caso di impedimento del segretario, prenderà il suo posto chi avrà preso più voti, o a parità, il più anziano. D’eccezione il parterre, che prevede volti noti della politica italiana e internazionali, passando per i rappresentanti delle parti sociali (Cgil inclusa): da Ignazio La Russa a Roberta Metsola fino al numero uno del Ppe, Manfred Weber. Attese in video la presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni.

Ma se il congresso non promette nessunissima sorpresa, il mandato affidato a Tajani, invece, è di quelli che fanno tremare le vene ai polsi. Si tratta di sostituire l’insostituibile, tenendo in vita la creatura di Silvio Berlusconi. Insomma: si deve dimostrare che Forza Italia può sopravvivere al lider maximo ed è una missione se non impossibile certo molto difficile.

Tajani, politico scaltro e di lungo corso, sa di dovere evitare confronti con l’inarrivabile sovrano. "Dobbiamo fare un partito completamente diverso – dice – non c’è un erede, siamo tutti eredi di Berlusconi". Non a caso, è il primo segretario di Forza Italia, carica nata ora. Perché di presidente, vivo o morto che sia e finché esisterà il partito ce ne può essere uno solo. E sarà proprio Silvio ad inaugurare l’assise: il suo ultimo discorso al Senato verrà proiettato sui maxischermi. Tajani ha già adottato una strategia anche mediatica opposta a quella dell’esuberante Silvio: lavora con lentezza e pazienza dandosi obiettivi raggiungibili.

Il primo è dimostrare che Forza Italia pur non senza potere ambire almeno per ora ai successi di una volta, è una forza rilevante della quale il centrodestra non potrebbe in alcun caso fare a meno. "La coalizione esiste da trent’anni perché esiste Forza Italia".

Se Lega e FdI competono sullo stesso terreno, il partito azzurro copre un fronte altrimenti scoperto. Quello dell’elettorato di destra sì, però moderato e che in nessun caso si accosterebbe al ringhioso Salvini o a una Meloni considerata ancora troppo radicale. Tajani – che ieri ha accolto nel gruppo del Senato l’ex M5s Raffaele De Rosa – batterà su questo tasto: "C’è un grande spazio tra Elly Schlein e Giorgia Meloni e noi vogliamo occuparlo". Si riferisce alla grande spianata del centro, da sempre serbatoio di voti determinanti per la vittoria di questo o quel partito. Ne è consapevole il vicepremier, che per toccare l’ambitissimo tetto del 10% punta a radicare l’immagine responsabile ed europeista del partito: "Il primo gruppo nel Parlamento europeo sarà il Ppe: più siamo forti, più forte l’Italia in Europa". Di qui, l’appello a chi "si riconosce nel Ppe per combattere assieme la battaglia". In fin dei conti, come scrive nella mozione, quello che permette al centrodestra di essere tale e non solo destra "siamo noi". Poi o la va o la spacca. E la prima prova sarà fin troppo presto: le prossime Europee. Se andasse male, le cose si farebbero davvero difficili. Ma se andassero bene, nulla impedisce di sognare un risultato clamoroso: sorpassare la Lega.