Venerdì 26 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Europee, obiettivo Strasburgo. Il destino degli italiani: uniti a casa, divisi in Ue. A rischio le coalizioni

Meloni tentata dall’unità delle destre, mentre FI con il Ppe guarda ai socialisti Il M5s verso un nuovo gruppo di sinistra. Avs spaccata tra i rossi e i verdi

Roma, 30 maggio 2024 – Uniti a Roma, divisi a Bruxelles; divisi in Italia, insieme in Europa. È una vera quadriglia il ballo della politica italiana nei saloni della politica continentale. La maggioranza di governo è divisa in tre: da un lato i Popolari di FI, da sempre al governo dell’Unione, dall’altro i Conservatori di FdI e le Identità della Lega, piuttosto euroscettici anziché no. L’opposizione è non meno articolata. Il Pse del Pd e i liberali di Renews di Azione e Stati Uniti d’Europa sono europeisti della prima ora. Gli eventuali eletti di Avs si divideranno invece tra la sinistra del Gue e i Verdi, più radicali i primi, meno i secondi, ma ambedue all’opposizione del Commissione. A loro si potrebbe aggiungere un nuovo gruppo di sinistra formato dal M5s coi tedeschi della Bsw: neonata lista di sinistra ben accreditata intorno al 7% dopo la rottura con la Linke, ridotta invece al lumicino.

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Di qui si aprono le danze. "Se la Lega lascia certi alleati che ha nella famiglia Id e aderisce ad un altro gruppo, ben venga...", manda a dire il vicepremier e vicepresidente del Ppe Antonio Tajani. Replica il Carroccio: "Se Forza Italia lascia finalmente Ursula, i socialisti e Macron, ben venga". Schermaglie elettorali, certo. Ma meno innocue di quanto possano sembrare. Per quanto la premier Giorgia Meloni insista a dichiararsi contro ogni "inciucio" e impegnata a realizzare una "maggioranza alternativa alla sinistra", permangono infatti due ostacoli insormontabili a un’alleanza tra Ppe, Ecr e Id: i numeri da una parte e la lealtà alla Nato dall’altro. Motivo per cui il Ppe ha già dichiarato che "il punto di partenza" per la prossima maggioranza sono socialisti e liberali.

Secondo gli osservatori del Ppe da Bruxelles "Meloni gioca su due tavoli: da una parte lavora a entrare nella maggioranza, dall’altra si tiene aperta la porta dell’unità delle destre". Unità nella concorrenza. E questo spiega anche le tensioni in corso nel campo delle destre europee. La premier italiana ha conquistato il gruppo Ecr dopo l’uscita degli inglesi, anche se pochi la seguiranno nel sostegno alla Commissione. Di rimpetto c’è la francese Marine Le Pen, con cui ultimamente ci sono stati scambi di cortesia, ma che rimane una concorrente, tanto più ingombrante se dovesse approdare all’Eliseo.

In quest’ottica Le Pen, che già ha fatto professioni di atlantismo, per il momento si tiene ben lungi da convergenze con Pse e Renews. Che per parte loro saranno obbligati a portare acqua senza condizioni alle scelte dettate dal Ppe, anche a costo di accettare voti da destra. Le votazioni in sede di assemblea parlamentare Nato lo dimostrano.

In questo gioco si sono inseriti Emmanuel Macron e Olaf Scholz. La loro mossa a favore dell’escalation contro la Russia rientra in una manovra più ampia dei due leader che usciranno ridimensionati dalle urne, ma continuano a rappresentare l’asse economico e militare portate dell’Ue. Il presidente e il cancelliere pensano di silurare Von Der Leyen, accusata di intelligenza con le destre, Meloni compresa, considerate ancora troppo inaffidabili. Senonché è una manovra che potrebbe sortire proprio una pericolosa unificazione delle destre a danno della Ue, come propugna l’ungherese Viktor Orban, uomo di fiducia di Donald Trump. Oltre ai premier greco Mitsotakis e croato Plenkovic, una candidatura di Tajani alla Commissione potrebbe invece esser funzionale a accelerare il processo di europeizzazione filo Nato della destra italiana, compresa la recalcitrante Lega di Salvini. Che però non smette di sperare in Trump e Le Pen.