Giovedì 18 Aprile 2024

Calenda rock. In ritiro da Springsteen prima dell’ultimo duello. E poi arriva la tregua

Azione e Italia viva concordano un documento: i gruppi restino uniti. Ambedue i partiti aprono all’ipotesi di una lista unica alle Europee. “Adesso è importante ristabilire una leale collaborazione tra noi”

Carlo Calenda al concerto del Boss

Carlo Calenda al concerto del Boss

Il Terzo polo è da settimane ai ferri corti, ma in tarda serata di ieri arriva un chiarimento. Al termine di una lunga riunione del gruppo del Senato, cui hanno preso parte sia Renzi sia Calenda, è stata firmata una 'tregua' tra Italia viva e Azione. I due gruppi hanno sottoscritto un documento comune, che è stato approvato all’unanimità, per un impegno a "una leale collaborazione" dei parlamentari e ad avviare un percorso per una lista unitaria alle prossime elezioni europee. Anche i gruppi parlamentari resteranno in vita con gli attuali numeri. "C’è un documento unitario - ha spiegato Renzi ai giornalisti in attesa - che sintetizza le proposte dei due partiti". "Adesso serve ristabilire una leale collaborazione tra noi", ha detto Carlo Calenda. Nei giorni scorsi i due gruppi unitari erano arrivati a una passo dallo scioglimento.

---

Roma, 23 maggio 2023 – Alla fine alza le mani al cielo e si scioglie, proprio quando il Boss sul finale intona le note di ‘Born to run’. La conosce a memoria, si vede, Carlo Calenda. La riconosce alle prime note e accenna dei saltelli, finalmente punto dal demone del rock. Poi annusa l’aria a occhi socchiusi, indica con il dito il rocker sul maxischermo, e tira fuori il cellulare rimasto per quasi tutto il concerto nella tasca della giacca a vento. Decide, evidentemente, che se c’era un momento per trasformare la sua presenza al concerto di Bruce Springsteen in un messaggio politico, eccolo, è con quel brano lì.

Fuori dal Circo Massimo in quel momento, da qualche parte di Roma, l’ex-forse-ancora alleato e co-leader del Terzo polo Matteo Renzi dice a La Stampa: "Calenda? Ha un’ossessione per me e cambia idea due volte al giorno, rispondergli non dipende dalla politica, ma dall’ora della sua dichiarazione". Eccola, l’ultima dichiarazione è affidata al Boss. Lo smartphone dell’ex ministro immortala la sua chitarra e tutta la prima strofa. "Oh, tesoro, è una trappola mortale, è un rap suicida, dobbiamo uscire finché siamo giovani. Perché i vagabondi come noi sono nati per correre". E chissà se per davvero, nella mente di Calenda, quel brano parla a sé e ai suoi, detta la linea. Il biglietto glielo hanno preso loro: un regalo di Matteo Richetti e dello staff di Azione per i suoi 50 anni, compiuti il 9 aprile scorso. Pit A. Centotrenta euro più prevendita.

Calenda ci arriva da solo, un’ora prima del concerto. È appena spiovuto, e il Circo Massimo è pieno di fango. La scarpa non è adatta, ci sarebbero voluti gli stivaletti, ma pazienza. Il resto della mise è scelto con cura: zainetto, jeans e giacca a vento aperta, sopra alla polo blu di scuderia che lascia intravedere la scritta ‘Azione!’. La folla si attraversa con facilità, Calenda entra da sinistra poi converge verso il centro, riflesso inconscio. Si guarda intorno, manda qualche messaggio su Whatsapp prima dell’inizio, qualcuno gli sorride, lui ricambia, respira, scioglie i tic del volto: lì non c’è politica, e anche lui è solo uno springsteniano tra pari. Ha solo un attimo di smarrimento quando il pubblico attorno si volta in massa nella sua direzione e inizia a sfoderare gli smartphone e a scattare foto. Ma è chiaro che non inquadrano lui: troppa grazia per un politico. Nel palchetto del privé, a un tiro di schioppo da lì, sono apparsi dal nulla Sting, Nick Cave, il batterista dei Metallica Lars Ulrich, qualche Maneskin.

Non è l’unico vip neanche tra il pubblico normale, però. Davanti a lui un ragazzo sussurra e indica: ‘C’è Orlando!’. Alza gli occhi, scruta la folla, ma no, non è il suo ex compagno di partito nel Pd, ma l’ attore, Silvio Orlando: coppola di pelle e maglietta bianca, se ne sta impassibile in attesa dell’inizio, chiuso in una cerchia di amici. "C’è Calenda da solo, è una metafora della situazione politica", ghigna un ragazzo, indicandolo da dietro. Un altro fa due passi e gli si affianca. Fa il tifo per lui, glielo spiega in un orecchio, si capisce dai gesti. "Daje Carlè! Daje!". Lui sorride, gli dà una pacca sulla spalla, stringe un’altra mano di passaggio. Sul Circo Massimo il sole è tramontato del tutto, Springsteen dal palco attacca ‘Because the night’, il pubblico si accende e lo fa anche lui. Segue l’onda delle mani alzate, applaude al cielo, sottolinea le strofe con l’indice, la canta tutta a occhi chiusi, poi cede al bibitaro che gli va incontro. Prende una birra. Al resto pensiamo poi. Daje.