Giovedì 16 Maggio 2024
DAVID ALLEGRANTI
Politica

Abruzzo, la sconfitta del campo largo e del partito di Conte

Alle elezioni regionali del 2019 il M5S aveva preso il 19,74 per cento, stavolta il 7,01. Marsilio ha preso più voti di cinque anni fa

Roma, 11 marzo 2024 – Quasi trentamila voti in più rispetto alle elezioni regionali del 2019. È l’“effetto Marsilio”. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, tra i fondatori di Fratelli d’Italia e tra i dirigenti di partito più vicini a Giorgia Meloni, è stato confermato per un secondo mandato con il 53 per cento. L’Abruzzo non è la Sardegna, aveva detto detto lo stesso candidato della coalizione di destra-centro prima dell’apertura delle urne, spiegando di non temere ripercussioni dopo il voto sardo di pochi giorni fa, accompagnato con molta enfasi dai vertici del Campo Largo (CL), che per l’occasione stavolta era diventato Campo Larghissimo, tenendo insieme Pd, M5S, Azione e Italia Viva.

Giuseppe Conte (ImagoE)
Giuseppe Conte (ImagoE)
Approfondisci:

Elezioni regionali Abruzzo 2024, i voti e le percentuali dei partiti. Il grafico

Elezioni regionali Abruzzo 2024, i voti e le percentuali dei partiti. Il grafico

“Se vinciamo pure in Abruzzo è una spallata al governo”, aveva detto Elly Schlein; “Qui si può scrivere una pagina nuova e colpire il governo”, aveva aggiunto Beppe Conte. Nonostante l’appello “contro le destre”, l’astensione è diminuita di un punto percentuale e Marsilio ha preso più voti di cinque anni fa.

I primi a caricare di significato politico nazionale una competizione regionale sono stati i dirigenti della coalizione demo-populista, che si sono precipitati in Abruzzo in massa. Non solo Schlein, Conte, Carlo Calenda e gli altri, ma pure Pier Luigi Bersani e Alessandra Todde. Il centrosinistra sembra aver confuso la popolarità televisiva di Bersani o il risultato campolarghista di Todde in Sardegna per un modello esportabile e valido ovunque, e per ogni format, mediatico e politico. Non è così; il risultato sardo per ora è un unicum, visto che è la settima volta che Pd e M5S, insieme, perdono le elezioni regionali. Forse il risalto “romano” dato al voto in Abruzzo è piaciuto poco ai cittadini.

Nel dettaglio, nel Campo Largo c’è uno sconfitto nello sconfitto, ed è il partito di Conte: alle elezioni regionali del 2019 il M5S aveva preso il 19,74 per cento, stavolta il 7,01. “Ad uscire duramente provato sulla scheda è il simbolo del M5S”, ci dice Arturo Parisi: “Di certo in Abruzzo ma anche in Sardegna. In entrambi i casi il motore del campo è comunque indiscutibilmente il Pd”.

Resta allora da capire tutta questa passione del Pd per Conte: “Tutto nasce da quel ‘punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste’. Una concessione difficile da riavere indietro: dopo quattro anni passati a rinnovarla”, aggiunge ancora il professor Parisi. Ora tocca alla Basilicata, dove si voterà in aprile. Altra Regione governata dal destra-centro. Vito Bardi, presidente uscente, è stato confermato come candidato. Il Campo Largo invece si è messo nei guai da solo. L’imprenditore Angelo Chiorazzo è stato imposto da Roberto Speranza e da un pezzo del Pd locale come candidato, ma il resto della coalizione non lo vuole, a partire dal M5S, e quindi l’aspirante presidente da giorni è in trattativa con i partiti per decidere chi potrebbe essere il suo eventuale sostituto. Da impolitico di professione, è diventato quello che dà le carte, rendendo succubi partiti e leader nazionali. Non esattamente la migliore delle premesse politiche.