Giovedì 25 Aprile 2024

Ucraina, la diga che fa saltare ogni limite di guerra

L’attacco alla diga di Kakhovka, a est di Kherson, la città riconquistata dagli ucraini a fine 2022, ma con effetti devastanti anche nella Crimea annessa alla Russia dal 2014, è inaspettato per due ragioni

Marcella Cocchi, podcast Un altro Giorno

Marcella Cocchi, podcast Un altro Giorno

Villaggi inondati, migliaia di civili in pericolo secondo l’Onu, violato il diritto umanitario internazionale, “la guerra - ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz - è entrata in una nuova dimensione”. L’attacco alla diga di Kakhovka, a est di Kherson, la città riconquistata dagli ucraini a fine 2022, ma con effetti devastanti anche nella Crimea annessa alla Russia dal 2014, è inaspettato per due ragioni. Innanzitutto, come spiega l’analista di politica internazionale già a capo dell’Ansa, Giampiero Gramaglia, perché “invece della annunciata controffensiva ucraina attraverso combattimenti tradizionali, siamo di fronte a un sabotaggio, a un’escalation di azioni non belliche tradizionali”. Per il collega di QN, esperto di esteri, Alessandro Farruggia, “la mossa russa potrebbe essere letta come tentativo di rendere più complicata l’offensiva di Kiev ma anche come una scelta meno impattante rispetto al temuto attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia”.

Quel che è certo è che proprio sul fiume Dnipro, lungo la ex “linea Stalin” delle fortificazioni per contrastare l’avanzata nazista che ci riporta con il pensiero alla Seconda guerra mondiale, assistiamo impotenti a un ennesimo crimine di guerra, a un nuovo illecito di rilevanza penale. Sì, perché anche i conflitti hanno le loro regole, i loro limiti, sanciti da accordi internazionali. Già in passato le dighe erano state oggetto di attacchi per colpire le popolazioni civili. E Gramaglia ci ricorda alcuni esempi in cui disastri, proprio come quello della diga di Kakhovka, sono stati poi riferiti come brillanti strategie belliche, da parte degli aggressori, o come una criminale violazione, da parte degli aggrediti. Tutto questo accade mentre il capo dei vescovi, Matteo Maria Zuppi, è impegnato sul campo nella missione impossibile della pace tra russi e ucraini.

Ha collaborato Marco Santangelo