Mercoledì 24 Aprile 2024

Scatta il 'fermo pesca': "Troppo rigido dopo crack da 500 milioni per la pandemia"

Niente più pesce fresco. Coldiretti Impresapesca: "Le flotte devono concentrare l'attività in 140 giorni su 365". Blocco lungo l'Adriatico dal Veneto all'Emilia, alla Puglia

fermo pesca Adriatico 2021

fermo pesca Adriatico 2021

Niente più pesce fresco in tavola, da oggi è scattato lo stop alla pesca in Adriatico. Il 'fermo pesca', che porta al blocco delle attività della flotta italiana lungo l'Adriatico, è scattato, come ha comunicato Coldiretti Impresapesca, da oggi e bloccherà le attività dei pescherecci dal Friulie dal Veneto lungo l'Emilia Romagna fino a parte delle Marche e della Puglia.  Lo stop inizialmente varrà infatti - spiega la Coldiretti - da Trieste ad Ancona (dove si tornerà in mare il 5 settembre) e da Bari a Manfredonia (rientro previsto il 29 agosto), mentre lungo l'Adriatico nel tratto centrale da San Benedetto e Termoli le attività si fermeranno il 16 agosto (fino al 16 settembre).  Per quanto riguarda il Tirreno il blocco scatterà da Brindisi a Napoli dal 6 settembre al 5 ottobre. Il 4 ottobre partirà, invece, il fermo da Livorno a Imperia mentre per Sicilia e Sardegna l'interruzione delle attività sarà, infine, fissata su indicazione delle Regioni mentre da Gaeta a Civitavecchia è stato effettuato dal 12 giugno all'11 luglio. 

 

Coldiretti: "Giornate in mare scese a 140 giorni"

"Come lo scorso anno - spiega Coldiretti Impresapesca - in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. Il fermo cade quest'anno in un momento difficile - denuncia Coldiretti Impresapesca - poiché il blocco dell'attività va a sommarsi all'aumento drastico della riduzione delle giornate di pesca imposta dalla normativa europea, per le imbarcazioni operanti a strascico. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per i segmenti di flotta di maggiore tonnellaggio, a circa 140 all'anno, rendendo non più sostenibile l'attività di pesca considerata anche l'assenza di un efficace sistema di ammortizzatori e di valide politiche di mercato capaci di compensare le interruzioni. L'assetto del fermo pesca 2021 non risponde ancora alle esigenze delle aziende le quali si trovano ancora costrette a concentrare un attività che deve sostenere l'impresa di  pesca per 365 giorni in appena 140-170. Per compensare tali drastiche riduzioni - afferma Coldiretti - il settore avrebbe bisogno di scegliere autonomamente quando operare e quando fermarsi in base alle condizioni di mercato, alle necessità di manutenzione delle barche o alle ferie del personale. La rigidità del fermo attuale, peraltro, continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 35 anni di fermo  pesca, per alcune specie, è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi dei lavoratori. Alle problematiche strutturali del settore si aggiungono quelle causate dalla pandemia - continua la Coldiretti - con un crack da 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, senza dimenticare l'aggravio di costi per garantire il rispetto delle misure di distanziamento e sicurezza a bordo delle imbarcazioni. Se si considerano anche gli effetti combinati del surriscaldamento i cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante, il risultato - spiega Coldiretti Impresapesca - è la perdita nello spazio di un trentennio del 33% delle imprese e di 18.000 posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12mila unità e con una vetusta età media del naviglio di circa 36 anni".