Napoli, 29 marzo 2024 – Ergastolano, detenuto da anni al 41 bis, Francesco Schiavone, soprannominato Sandokan e indiscusso capo del clan dei Casalesi, è in carcere ininterrottamente da 26 anni. Oggi ha 70 anni, è malato di cancro e da poco è stato trasferito nel carcere di L'Aquila. Sandokan è stato arrestato nel 1998 quando l'11 luglio fu trovato in un bunker a Casal di Principe, sua città natale. È ritenuto uno dei fondatori della sanguinaria camorra della provincia di Caserta ed è stato il principale imputato del maxi processo Spartacus in cui è stato condannato all’ergastolo e riconosciuto responsabile di diversi omicidi.
Il pentimento
La decisione di Sandokan di iniziare a collaborare con la giustizia potrebbe anche essere un messaggio a qualcuno a non provare a riorganizzare il clan, un modo per mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di altri possibili successori. Prima di lui hanno deciso di pentirsi il figlio primogenito Nicola, nel 2018, quindi nel 2021 il secondo figlio Walter. Anche l’altro capoclan dei Casalesi Antonio Iovine, detto “o ninno”, ha iniziato a collaborare con i giudici nel 2014. Restano in carcere gli altri figli Emanuele Libero, che uscirà di cella ad agosto prossimo, e Carmine, mentre la moglie di Sandokan, Giuseppina Nappa, non è a Casal di Principe.
La “carriera” di Sandokan
La “carriera” di Francesco Schiavone inizia come autista del boss Umberto Ammaturo e con un arresto nel 1972 appena 18enne, per detenzione e porto di arma da fuoco, ma ben presto è stato uno dei protagonisti della guerra di camorra nel Casertano, diventando prima un affiliato al gruppo di Antonio Bardellino e Mario Iovine, leader nella Nuova Famiglia in lotta con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, e poi il capo della faida interna che fece leva su Iovine (cui era stato ucciso il fratello Domenico per ordine di Bardellino) per eliminare il capoclan in Brasile nel 1988, prendendo subito dopo il controllo dei Casalesi. Con Schiavone, inoltre, inizia l'infiltrazione del clan in diversi settori dell'economia legale e nella politica. Le sue rivelazioni potrebbero aiutare gli inquirenti non solo a ricostruire un pezzo di storia della camorra, individuando mandanti e autori di omicidi e agguati, ma anche a capire gli assetti attuali dei Casalesi. Schiavone ha avuto diverse condanne, anche per omicidio, la più nota delle quali all'ergastolo al termine del celebre processo Spartacus, ed è al regime di 41 bis, confermato nel gennaio 2018 dalla Cassazione che ha respinto una istanza di revoca presentata dai suoi legali.
Misteri irrisolti e intrecci tra camorra e politica
La collaborazione di Francesco Schiavone potrebbe far luce su alcuni misteri irrisolti, come l'uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politica. “Se la collaborazione sarà rispettosa della verità, alcuni pezzi di storia fin qui conosciuti cambieranno e saranno riscritti in base a quanto veramente accaduto. A cominciare dalla scomparsa di Antonio Bardellino e dall'identità delle sponde politiche e imprenditoriali del clan. Così, i componenti della commissione Legalità dell'Ordine dei giornalisti della Campania, presidente Marilù Musto e Tina Cioffo vice, dopo aver appreso del percorso verso la collaborazione con la giustizia di Sandokan, capoclan del cartello dei Casalesi.
Commissione Legalità: “Ora sveli la rete della camorra a Napoli e Caserta”
“Schiavone potrebbe, innanzitutto, chiarire se in questi anni il 41 bis ha funzionato, ma soprattutto potrebbe svelare la rete di relazioni della camorra con l'ala imprenditoriale e politica che ha permesso la sopravvivenza del gruppo criminale fra i più pericolosi in Europa. Su molti fatti di sangue la verità giudiziaria ha già ottenuto molti risultati anche senza il suo aiuto". La commissione Legalità - composta anche da Vincenzo Sbrizzi, Giovanni Taranto, Luisa Del Prete, Anna Liberatore, Nicole Lanzano e Federica Landolfi - si augura “che siano resi noti i patti che hanno condannato la periferia di Caserta e Napoli all'identificazione con la Terra dei fuochi a causa di sversamenti abusivi di rifiuti speciali, in modo che non fosse possibile la creazione di un sistema circolare per lo smaltimento dei rifiuti. Schiavone renda noto i contatti con le mafie nell'area vesuviana”.
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