Sabato 7 Dicembre 2024
REDAZIONE NAPOLI

Omicidio di Arcangelo Correra, le ultime parole a Renato Caiafa: “Renà, non mi lasciare”

Lo avrebbe raccontato lo stesso cugino durante la convalida del fermo. Il 19enne resta in carcere: è accusato di ricettazione per la pistola da cui è partito il colpo. É anche indagato per omicidio colposo

Napoli, 12 novembre 2024 – “Renà, non mi lasciare”. Sarebbero queste le ultime parole di Arcangelo Correra, il 18enne ucciso da un proiettile alla testa nel centro storico di Napoli. Lo ha rivelato nell’interrogatorio di garanzia il cugino 19enne Renato Caiafa, che resta in carcere per decisione del gip.

Al giovane napoletano – fratello di Luigi Caiafa, il 17enne ucciso dalla polizia il 4 ottobre 2020 durante una rapina – vengono contestati il porto, la detenzione e la ricettazione dell'arma che la notte tra venerdì e sabato scorsi ha ferito a morte Correra, poi deceduto in ospedale all’Ospedale Vecchio Pellegrini. Il ragazzo risulta indagato anche per omicidio colposo per avere esploso inavvertitamente il colpo letale.

Arcangelo Correra e la polizia sul luogo dell'omicidio
Arcangelo Correra e la polizia sul luogo dell'omicidio

La confessione di Renato Caiafa

“Io, Arcangelo e un altro amico avevamo trascorso la serata a Chiaia, nella zona dei baretti. Siamo rientrati verso casa attorno alle 4.30. È lì, in piazzetta Sedil Capuano, che abbiamo notato la pistola appoggiata sulla ruota di un’auto. Appena l’ho impugnata è partito il colpo che ha ucciso Arcangelo”, ha raccontato Renato Caiafa al pm durante la convalida del femo, secondo quanto riportato dal Corriere.

Le ultime parole: “Renato, non mi lasciare”

Ferito alla testa dal proiettile partito dalla pistola, Arcangelo avrebbe implorato l’amico, spaventato e con un filo di voce: “Renato, non mi lasciare”. Sono le ultime parole che la vittima avrebbe pronunciato mentre il 19enne lo caricava sullo scooter per portarlo in ospedale, dove poi il ragazzo è deceduto.

È stato proprio Caiafa a raccontare la vicenda in Questura, dove si è recato spontaneamente dopo la morte dell’amico e cugino appena 18enne. Il giovane ha fatto ritrovare l'arma alla polizia e ha raccontato quanto accaduto quella terribile notte. Forse una disattenzione o un’imprudenza mentre mostrava l'arma sarebbero alla base dell'omicidio.