Mercoledì 9 Ottobre 2024
ANTONIO DE MATTEIS*
Moda

"Mercati incerti e consumi in calo. Ma vola l’export"

Il Pitti Uomo di giugno si svolge in un clima economico di grande incertezza. Veniamo da un anno, il 2023...

"Mercati incerti e consumi in calo. Ma vola l’export"

"Mercati incerti e consumi in calo. Ma vola l’export"

Il Pitti Uomo di giugno si svolge in un clima economico di grande incertezza. Veniamo da un anno, il 2023 che nel suo complesso ha superato le aspettative, il fatturato della moda è infatti cresciuto del 3.3% con un risultato decisamente migliore di quello medio dell’industria manifatturiera che ha invece subito un calo del -1,4%. La sua seconda metà ha però annunciato un netto peggioramento proseguito nei primi mesi di quest’anno. Le stime dell’ISTAT segnalano che nell’ultimo trimestre del 2023 i consumi di moda in Italia erano regrediti rispetto al 2022 dell’8%, tornando ai livelli di fine 2021.

Non mancano però alcuni segnali positivi. Va detto, innanzitutto che c’è una componente dei cosiddetti settori ’collegati’, come gli accessori, l’occhialeria, la profumeria, la gioielleria, che hanno continuato a crescere anche nel primo trimestre di quest’anno. I dati mostrano che la moda italiana tiene sui mercati esteri, nel primo trimestre le esportazioni sono state in moderata crescita (+0.8). Su alcuni mercati l’export ha addirittura realizzato incrementi a due cifre. Ad esempio la Cina, che, malgrado la non eccellente salute economica, è tornata ad essere un mercato dinamico, e gli Emirati. Numeri positivi vengono anche dal Giappone, dove il nostro export sta crescendo dell’8%. Negli Usa, l’export della moda italiana è in crescita seppur a tassi moderati (1,4%). Tra i mercati europei, bene le esportazioni verso Spagna (+9%) e Francia (+7%), ma male la Germania (-5%) e il Regno Unito (-6%).

La moda sta subendo le condizioni del complesso quadro macroeconomico. Da un lato c’è il rallentamento delle economie che frena i consumi, dall’altro il fenomeno del repentino raffreddamento dell’inflazione a partire da metà 2023. Il congelamento dei prezzi ha posto drasticamente fine ad una fiammata dei prezzi che, per la moda, non aveva avuto uguali nei 20 anni precedenti e alimentato le paure di un ritorno dell’inflazione di lunga durata, riportandoci con la memoria ad anni lontani del secolo scorso. La situazione che stiamo vivendo è la inevitabile conseguenza di una stretta che ha perseguito con decisione l’obiettivo di riportare l’inflazione in Europa al sotto al livello obiettivo del 2%. Questa battaglia oggi è vinta ed è tempo di riorientare le politiche verso la crescita. L’ultimo dato ISTAT di aprile ci dice che l’inflazione generale viaggia sotto l’1%. Per questo contiamo su una seconda metà dell’anno positiva che capovolga il segno negativo dell’andamento nei primi mesi del 2024 per il fatturato del nostro settore.

Come abbiamo detto i prezzi hanno avuto un ruolo decisivo nell’influenzare la congiuntura nella parte finale del 2023. Il primo trimestre del 2024 ha visto i prezzi industriali (i prezzi di sell-in dei negozi) stabilizzarsi intorno al +3% annuo nell’abbigliamento e nella pelletteria, e a scendere sotto il 2% nelle calzature. È invece in sofferenza il settore delle tessiture e filatura con prezzi in calo intorno al -4%. Se guardiamo invece ai prezzi retail i dati medi del settore ci dicono che ad aprile siamo a +1.5%.

Infine, il clima di fiducia dei consumatori. È qui che si registrano le maggiori incertezze le indagini demoscopiche mostrano una percezione altalenante, ma almeno non più in peggioramento. Si verifica poi in Italia un fenomeno cha abbiamo visto anche nei recenti sondaggi pre-elettorali negli USA: c’è una percezione generale di incertezza, ma quando si chiede agli intervistati come è la loro personale situazione economica, le opinioni sono decisamente più ottimiste. Un mood che dalle nostre osservazioni qualitative sembra essere più sentito nella fascia media del mercato che in quella alta e del lusso.

Cosa potrà nei mesi estivi dare una svolta al clima di incertezza e alla sua influenza negativa sulla moda italiana? Un punto positivo è il livello record dell’occupazione registrato in Italia dall’ultima rilevazione ISTAT che, se confermato nei prossimi mesi non potrà che rialzare il clima di fiducia delle famiglie. Poi, di fondamentale importanza saranno le attese decisioni in senso espansivo da parte della BCE e della FED americana sulla politica monetaria. Infine, in Italia l’avanzamento pratico dei progetti del PNRR che costituiscono un significativo motore per la crescita, e quindi anche per la crescita dei consumi.

* Presidente di Pitti Immagine