Dior a Mumbai, lo show sotto la Porta dell’India nel segno dell’emancipazione delle donne con il ricamo

Maria Grazia Chiuri: “Voglio celebrare questo incredibile Paese”. Tanta tradizione negli abiti e tanta innovazione nelle silhuette di questa collezione arricchita da un tocco stra-chic nei colori alla Bollywood

La sfilata di Dior a Mumbai

La sfilata di Dior a Mumbai

Mumbai (India), 31 marzo 2023 - Dior ha attraversato la Porta dell’India, quel Gateway of India costituito da un arco di basalto alto 26 metri costruito nel 1911 per commemorare l’approdo di re Giorgio V d’Inghilterra e della regina Maria a Mumbai. E lo ha fatto con slancio sontuoso, vitale, pieno di valori specie quelli per l’emancipazione delle donne, con l’energia positiva del colore e la preziosità senza fine dei ricami, uno dei simboli di questa antica cultura.

“Già a dicembre ho detto che volevo venire a sfilare la Fall 2023 in India, e qui a Mumbai - racconta la direttrice creativa Maria Grazia Chiuri - e per la verità era un sogno nel cassetto che avevo da anni, poi c’è stato il Covid... ma adesso eccomi qui sotto questo immenso monumento, tra due tappeti di fiori di tutti i colori, con una passerella di 99 modelli. Ho voglia di celebrare questo incredibile Paese e le sue colte tradizioni di ricami. C’è bisogno di far vedere cosa c’è al di là dello show. E io lavoro con i ricamatori e le ricamatrici indiane dal 1992, da quando lavoravo da Fendi e venivo qui per le borse ricamate che in quel momento di minimalismo erano veramente anti-moda. Oggi poi sono ancora più felice - continua Maria Grazia Chiuri - perché con la mia amica da trenta anni Karishma Swali ho fondato nel 2016 la Chanakya School of Craft per insegnare alle donne indiane l’arte del ricamo che fino ad allora potevano realizzare solo in casa. Oggi dalle nostra scuola sono uscite 1500 ricamatrici che hanno trovato lavoro e libertà, emancipazione e un posto nella società”.

Un progetto bellissimo che con Maria Grazia Chiuri va in passerella a Mumbai su 4 sari rivisitati, e una collezione di camicie bianche e giacche alla Neru, gilet profilati di ricami dorati, completi camicie e pantaloni di shantung dai colori vivi, lime, rosa camelia, viola, nude, le stampe toile de jouy con gli animali della giungla che si tingono di verde e di marrone, i completi da sera che luccicano d’argento di tubicini e paillettes applicate tutte a mano, nel centro storico del ricamificio Chanakya (che da tre anni ha una sede anche a Bologna) dove si lavora meravigliosamente ad ago e ad uncinetto o appunto nella Chanakya School of Craft dove tante ragazze, anche velate, lavorano al telaio in silenzio coltivando la propria anima e spiritualità.

Un incanto questo defilè con tante modelle provenienti da tante regioni dell’India, i capelli nerissimi raccolti come negli anni Venti del Novecento e lucenti sopra i fili di perle a incoronare il collo, in prima fila un parterre stellare che saluta Delphine Arnault, Presidente e Ceo di Christian Dior Couture. Ambasciatrice dell’eleganza della maison di Avenue Montaigne 30 è Beatrice Borromeo, mano nella mano col marito Pierre Casiraghi. “Mi sono ispirata ad una icona di eleganza come Gayatri Devi - dice la stilista - Maharani di Jaipur”. Tanta tradizione negli abiti e tanta innovazione nelle silhuette di questo Dior per l’Autunno 2023, un tocco stra-chic nei colori alla Bollywood, una ricercatezza diffusa e accessori desiderabili, su tutti le nuove Tote Bag che con il genio di Maria Grazia Chiuri hanno invaso il mondo, sono le borse più copiate e più comode, in cima ai sogni delle donne.

Non mancano artisti e artiste alla corte di Dior a Mumbai per ricordare le collaborazione attive che la direttrice creativa ha voluto innestare nella presentazione delle collezioni degli ultimi anni, con un legame indissolubile tra moda e arte che vanta nomi come Eva Jospin, Madhvi e Manu Parekh che hanno prodotto le loro opere proprio a Chanakya, Olesia Trofymenko, Mickalene Thomas.

Dialoghi di mondi e di culture, tributo all’arte tessile, trasmissione di saperi, con la rivoluzione delle forme delle tuniche aggiornata all’oggi, un lavoro di memoria collettiva sulla strada Parigi-Mumbai, ricordando gli anni Sessanta di Marc Bohan, allora direttore creativo di Dior, e le sue visite da pioniere in India. E ora con Maria Grazia Chiuri la favola continua, nel segno del progresso femminile attraverso il lavoro più delicato, sacro e paziente, l’arte del ricamo.