Giovedì 25 Aprile 2024

Verdi e Netrebko: la Scala torna a riveder le stelle

Una stagione kolossal: tredici opere e tante nuove produzioni, con superstar internazionali. La prima col Macbeth di Chailly-Livermore

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di Nicola Palma

Da Verdi ai Radiohead. Dalle star della lirica internazionale alle voci emergenti del panorama italiano. Dal (quasi) addio allo storico maestro del Coro alla nuova politica dei biglietti. La Scala del sovrintendente Dominique Meyer guarda con speranza al futuro prossimo, forte anche dei conti in ordine e del record di fondi da sponsor, e scommette forte sul post-pandemia, presentando una stagione 2021-2022 con 13 titoli d’opera.

Il cartellone si aprirà il 7 dicembre con Macbeth di Verdi e l’accoppiata ormai collaudatissima formata dal direttore musicale Riccardo Chailly e dal regista Davide Livermore (alla quarta inaugurazione di fila, compreso lo spettacolo per la tv A riveder le stelle allestito a tempo di record per il Sant’Ambrogio a porte chiuse); pure il cast sarà quasi identico a quello dell’ultimo red carpet pre-Covid di Tosca, con Anna Netrebko, Luca Salsi e Francesco Meli, ai quali si aggiungerà Ildar Abdrazakov.

La seconda metà di gennaio sarà segnata da I Capuleti e i Montecchi di Bellini, con la direzione di Evelino Pidò e la regìa del debuttante Adrian Noble; sul palco Marianne Crebassa e Lisette Oropesa, la mancata protagonista della Lucia di Lammermoor annullata a fine 2020 per la stretta anti-contagi. Febbraio sarà il mese di Thaïs di Jules Massenet, opera mai rappresentata al Piermarini: sul podio Lorenzo Viotti; grande attesa per il regista Olivier Py, che non mancherà di suscitare reazioni forti (nel bene o nel male) in spettatori e critica. A marzo ecco La dama di picche di Čajkovskij con la coppia Gergiev-Hartmann e Adriana Lecouvreur di Cilea (nella versione del Covent Garden di sir David McVicar), con il duo (nel lavoro e nella vita) Netrebko-Eyvasov ad alternarsi con Maria Agresta e Freddie De Tommaso; spazio anche ad Anita Rachvelishvili nel ruolo della Principessa di Bouillon e alla promettente Caterina Sala nei panni di Mademoiselle Jouvenot.

Ad aprile tornerà il Don Giovanni di Mozart nell’allestimento di Robert Carsen, che il 7 dicembre 2011 incantò la Scala con sorprendenti effetti illusionistici; a seguire, Ariadne auf Naxos di Richard Strauss. Da inizio maggio a fine ottobre, sono in programma cinque nuove produzioni di fila sulle nove in calendario: da Un ballo di maschera di Verdi, con il maestro Chailly sul podio e il debutto in regia di Marco Arturo Marelli, a La Gioconda di Ponchielli; e ancora Rigoletto con la coppia Michele Gamba-Mario Martone, Il matrimonio segreto di Cimarosa con musicisti e solisti dell’Accademia del Piermarini e Fedora di Giordano (bis di Martone e grande ritorno di Roberto Alagna per tre recite dopo la clamorosa fuga dal palco di Aida l’11 dicembre 2006). Si chiude con The Tempest, opera del compositore inglese Thomas Adès, che dirigerà l’orchestra.

E passiamo al balletto: dalla prima volta per La bayadère di Nureyev a Onegin con l’étoile Roberto Bolle, fino all’affascinante trittico Anima Animus (musica di Ezio Bosso), Solitude Sometimes (note di Thom Yorke, frontman dei Radiohead) e Bella Figura (coreografia di Jiří Kylián); senza dimenticare Jewels di Balanchine e Sylvia del direttore del Corpo di ballo di via Filodrammatici Manuel Legris.

"Si apre un nuovo capitolo, ma la Scala non si è mai fermata", afferma il sindaco-presidente Giuseppe Sala. Un nuovo capitolo anche per gli abbonamenti (turni ridotti da 5 a 4 e meno titoli nel pacchetto) e per le fasce di prezzo, con costi più contenuti per le poltrone con visuale ridotta. E poi c’è l’iniziativa "Un palco in famiglia", che permetterà agli adulti che acquisteranno un posto a prezzo intero in alcuni palchi riservati di aggiungerci biglietti a 15 euro per gli under 18 al seguito.

Ultima nota per la tecnologia, che ha già aiutato la Scala nel periodo Covid: sistema di telecamere fisse per riprendere gli spettacoli in chiave streaming, tablet sullo schienale con traduzione dei testi in otto lingue e largo all’energia rinnovabile. È tutto? No, perché va registrata un’importante staffetta nel Coro: il Piermarini saluta dopo 19 anni Bruno Casoni (che resterà a dirigere il Coro delle voci bianche) e accoglie il successore Alberto Malazzi, in arrivo dal Comunale di Bologna.

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