Venerdì 26 Aprile 2024

Tenet, ultima chance per il cinema post virus

Esce dopodomani il colossal milionario di Nolan: riuscirà a riportare gli spettatori nelle sale? Rinviati i seguiti di Avatar e Star Wars

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Su Tenet grava il destino di Hollywood. Se il paragone col mitologico Atlante che regge il mondo sulle spalle vi sembra eccessivo, chiedere a Christopher Nolan. Mercoledì esce, in 70 Paesi tra cui l’Italia, Tenet, undicesimo film del regista di Dunkirk e della trilogia del Cavaliere Oscuro: è il primo vero test post-Covid per le sale cinematografiche, dopo quasi sei mesi di blocco totale. In gioco c’è ben di più del successo di un blockbuster distopico dalla trama tenuta gelosamente segreta.

Tenet (nome palindromo con richiami esoterici) racconta degli sforzi di un gruppo di superspie per evitare la Terza Guerra Mondiale. Perno dell’azione, che attraversa tutto il mondo (alcune scene sono state girate a Ravello e sulla costiera amalfitana, in pieno stile Bond, a cui il regista si è ispirato), la possibilità di riavvolgere letteralmente il tempo: una sorta di superpotere che altera l’andamento lineare del film, trasformandolo in un gioco a incastri lungo due ore e mezza.

Già con Interstellar (2014) Nolan aveva risolto il finale con paradossi temporali, anche se di tipo diverso. Le prime recensioni della critica sono generalmente positive (su Rotten Tomatoes, seguitissimo sito del settore, siamo attorno all’80% di ‘sì’); tutti concordi in particolare sulla grandiosità di alcune scene d’azione e sulla prova degli attori protagonisti, John David Washington (figlio di Denzel ed ex giocatore di football), Robert Pattinson (futuro Bruce Wayne in The Batman, in uscita a fine 2021) e di Kenneth Branagh, che interpreta uno spietato oligarca russo.

Ma la partita è soprattutto produttiva. Attualmente negli Usa è aperta circa una sala su tre, ma tante catene rialzeranno le saracinesche proprio in occasione dell’esordio di Nolan (posticipato oltreoceano al 3 settembre, ma senza i mercati fondamentali di New York e Los Angeles). Un banco di prova che gli osservatori giudicano fondamentale. Se la pellicola, su cui la Warner Bros ha puntato 200 milioni di dollari, non riuscisse a riportare il grande pubblico in sala e si rivelasse un flop, le ripercussioni su tutto il comparto sarebbero inevitabili, almeno fino alla fine dell’emergenza Covid.

Quanti colossi, infatti, sarebbero disposti a investire tempo e soldi in progetti faraonici, col rischio di dover rinunciare alla distribuzione nei cinema, che costituisce ancora il grosso degli incassi? Nolan ci crede: ha cercato fino all’ultimo di mantenere in calendario la sua opera, arrendendosi solo quando lo spostamento di qualche settimana per pandemia si è reso inevitabile. E non ha voluto prendere neppure in considerazione l’ipotesi di distribuzione diretta sulle piattaforme streaming, che avrebbe avuto pesanti conseguenze economiche. Dilemma con cui sono alle prese tutti i grandi colossi produttivi, a partire dalla Marvel-Disney.

La trasposizione con attori in carne e ossa di Mulan, ad esempio, non andrà in sala e sarà reso disponibile a breve sul servizio Disney+, al costo supplementare di 30 dollari. La scelta ha causato una vera e propria rivolta degli esercenti britannici e americani, che bollano il precedente come "una porta sbattuta in faccia alle sale cinematografiche". Destino diverso, almeno per ora, per Black Widow, prequel degli Avengers con il ritorno di Scarlett Johansson, un blockbuster da almeno 150 milioni di dollari il cui debutto nelle sale potrebbe essere posticipato al 2021 (è nel limbo dalla scorsa primavera).

Rinviati di un anno anche i seguiti di Avatar (arrivederci al 2022) e Star Wars (2023). Il numero di contagi negli States, infatti, spaventa tanti produttori. Top Gun: Maverick, sequel del cult anni Ottanta con Tom Cruise, è slittato al 2 luglio 2021 (doveva uscire questo Natale); la distribuzione di The french dispacht, pellicola sul giornalismo di Wes Anderson, è stata rinviata a data da destinarsi; A quiet place 2, fantahorror di John Krasinski, lo vedremo (forse) ad aprile 2021. Insomma, il consiglio per gli appassionati è di non trattenere il fiato in attesa del loro film preferito.

E se Atene piange, Sparta non ride. Anche le piattaforme di streaming, sebbene abbiano guadagnato utenti con la crisi Covid-19, sono alle prese con dispendiosi problemi produttivi. La pandemia, infatti, rende difficile lavorare sul set, tra protezioni sanitarie, slittamenti e chiusure improvvise, e i costi lievitano. Per questo, ad esempio, Netflix ha cancellato di punto in bianco due serie – I’m not ok with this e The society – dopo la prima stagione, nonostante i seguiti fossero già in lavorazione. Anche Showtime ha interrotto le riprese dell’ultima stagione di Shameless, l’undicesima: per seguire le follie della famiglia Gallagher ci sarà da aspettare ancora.

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